Riscaldamento globale, utopia 2 gradi in meno. Europa subalterna a Cina e Usa

di Francesco Montorsi
Pubblicato il 22 Giugno 2013 - 07:41 OLTRE 6 MESI FA
Riscaldamento globale, utopia 2 gradi in meno. Europa subalterna a Cina e Usa

Foto Lapresse

KYOTO – Uno degli obiettivi fondamentali degli accordi internazionali sul clima – tra cui la convenzione-quadro delle Nazioni Unite e il protocollo di Kyoto – prevedeva la riduzione del riscaldamento climatico di 2 gradi centigradi. Oggi, quell’obiettivo, ribadito più volte negli anni novanta e duemila, non è più realisticamente raggiungibile. Si discute di modificarlo, prima che l’insuccesso delle politiche internazionali diventi eclatante.

La conferenza sui cambiamenti climatici tenuta a Bonn tra il 3 e il 13 giugno ha discusso, tra gli altri elementi, di questo punto controverso. La riduzione di 2 gradi centigradi è considerata da diverse analisi scientifiche come la soglia limite, al di là della quale il cambiamento diventa “pericoloso”.

Tecnicamente, la possibilità di ridurre il riscaldamento climatico di due gradi è ancora possibile. Da un punto di vista politico, è pero chiaro ai principali attori che l’obiettivo è politicamente irraggiungibile. La crisi economica ha fatto passare in secondo piano, nell’opinione pubblica come nelle stanze dei bottini, la lotta al riscaldamento globale. Esistono inoltre persistenti conflitti di interesse tra i paesi industrializzati ed i paesi in via di sviluppo.

Le emissioni totali dovrebbero essere ridotto del 15% da qui al 2020 per restare sotto i due gradi centigradi degli accordi internazionali. Dal 1992 – anno della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – nonostante gli obiettivi fissati, le emissioni di gas serra sono aumentate di un terzo e, allo stato attuale, stanno continuando a aumentare.

I nuovi accordi internazionali saranno particolarmente importanti per la politica ecologica dell’Europa. Questa ha fissato il suo programma di riduzione delle emissioni (al 2050 dovranno essere ridotto dell’80/90% rispetti ai livelli del 1990) sulla base dell’obiettivo dei due gradi centigradi. Se questo obiettivo, com’è probabile, verrà rivisto o dichiarato irrealizzabile, la politica ecologica europea potrebbe essere logicamente considerata superata.

Al tavolo delle prossime trattative, l’Europa chiederà probabilmente che il traguardo dei due gradi sia reinterpretato e non rivisto. Alla fine, le politiche globali saranno però determinata dalle decisioni dei maggiori emettitori mondiali, in prima fila Cina e Stati Uniti.