Private rehoming: non ti piace il figlio adottivo? Cambialo online

di Francesco Montorsi
Pubblicato il 17 Settembre 2013 - 07:46 OLTRE 6 MESI FA
Private rehoming: non ti piace il figlio adottivo? Cambialo online

Private rehoming: non ti piace il figlio adottivo? Cambialo online

NEW YORK – «Non ti piace il tuo figlio adottivo? Non te ne crucciare. Puoi sempre cambiarlo.» Questa, in poche brutali parole, la filosofia di un incredibile fenomeno di scambio di bambini scoperto negli Stati Uniti.

La giornalista d’inchiesta Megan Twohey, dell’agenzia di stampa Reuters, ha investigato per diciotto mesi su un sistema che permette a dei genitori americani, stufi dei bambini che hanno adottato, di lasciarli illegalmente ad altre famiglie. L’indagine della Twohey è stata rilasciata in un reportage interattivo, intitolato «Child Exchange», che è stato svelato progressivamente dal 9 all’11 settembre.

Dettaglio raggelante: il nome di questa pratica – «private rehoming» (cambiamento di domicilio privato) – è direttamente ispirato al commercio di animali da compagnia. Sulle reti sociali e altri siti, gruppi di genitori e aspiranti genitori si iscrivono, si trasmettono informazioni, organizzano lo scambio di bambini. Qualcuno spiega la sua “offerta” con frasi del tipo «non sopportiamo questo bambino di 11 anni del Guatemala».

Quita, un’adolescente della Liberia, è stata recentemente offerta dai Puchalla, i genitori adottivi, ad una nuova coppia, trovata su internet solo due giorni prima. Ma gli Eason, a cui la ragazza era stata affidata con ben poche formalità, non rappresentavano una scelta assennata. Quando la ragazza è arrivata, la coppia le ha chiesto di dormire nuda nel letto coniugale. Gli Eason erano stati già segnalati ai servizi sociali per problemi psichiatrici e comportamenti violenti. Due anni prima, gli era stata già tolta la custodia dei figli.

Dramma nel dramma: quando Quita è stata sottratta agli Eason, la polizia americana ha pensato bene, contro ogni attesa, di restituirla… ai Puchalla, gli stessi genitori adottivi che l’avevano abbandonata, e per di più ad una coppia violenta con problemi psichiatrici.

Analizzando il contenuto d’un gruppo di Yahoo! consacrato al «private rehoming», la giornalista di Reuters ha contato non meno di 261 bambini offerti su un periodo di cinque, di cui la metà stranieri, di età tra i 6 e i 14 anni. In seguito a questa inchiesta, la totalità dei gruppi Yahoo! individuati da Reuters sono stati soppressi. Per contro, Facebook ha rifiutato di fare lo stesso, adducendo il motivo che «Internet è un riflesso della società che le persone utilizzano per ogni tipo di comunicazione e per risolvere ogni tipo di problemi».