YOUTUBE-FOTO Reynolds e Fisher, amore mamma-figlia: dive e droghe in documentario

di redazione Blitz
Pubblicato il 10 Gennaio 2017 - 06:03 OLTRE 6 MESI FA
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Reynolds e Fisher, amore mamma-figlia dive e droghe in documentario

LOS ANGELES – Un documentario su Carrie Fisher e Debbie Reynolds è stato mandato in onda in America dal network di tv cavo HBO. Al centro del film il legame tra le due dive, figlia e madre, morte a Natale all’età rispettivamente di 60 e 84 anni, a 24 ore una dall’altra.

Debbie Reynolds appare nel documentario con il volto tumefatto e coperto di lividi a seguito di una caduta in casa. Per una diva che esordì a 18 anni in “Cantando sotto la pioggia” con Gene Kelly, tutto è teatro, tutto è spettacolo.

Carrie Fisher e Debbie Reynolds hanno avuto il funerale in comune al Forest Lawn Memorial Park in Hollywood Hills, Los Angeles, presenti Meryl Streep, Courtney Love, Jamie Lee Curtis, Gwyneth Paltrow. Dopo, le loro strade funerarie si sono divise, ma solo per poco.

Per la madre, Debbie Reynolds, sepoltura nella bara in terra, per la figlia, Carrie Fisher, cremazione e poi accanto alla madre in una urna di ceramica a forma di pillola di Prozac, farmaco antidepressivo molto diffuso in America. I loro resti sono stati poi affiancati nella tomba. Ora sono insieme, “e resteranno assieme qui e in Cielo”, ha detto Todd Fisher, loro figlio e fratello.

Le due dive sono morte a 24 ore una dall’altra. Carrie Fisher ha avuto un infarto mentre volava da Londra a Los Angeles; Debbie Reynold è morta di crepacuore il giorno dopo la morte della figlia. Il filmato documenta il tenero rapporto tra la famosa coppia madre-figlia. Il documentario si apre con Carrie che porta del cibo alla mamma: vivono in case separate su un appezzamento di terreno che chiamano “the coumpound” (tenuta). “Di solito vengo da lei”, afferma Carrie. L’attrice fa una pausa, poi prosegue:”Sono io ad andare sempre da lei”. “Tesoro, sono a casa!” dice ad alta voce tenendo in equilibrio un vassoio di pasta al formaggio. Sua madre intanto è seduta sul pavimento che tocca il vecchio telefono a conchiglia.  “Non puoi utilizzare quel telefono”, la rimprovera Carrie, “hanno inventato i cellulari!”.

La Reynolds era una collezionista appassionata. Suo figlio Todd Fisher ha dichiarato che “è riuscita a mettere insieme la più grande collezione di film memorabilia”. Negli ultimi anni, la diva è stata costretta a una serie di misure per compensare il debito maturato per accrescere lo stupefacente assortimento di preziose pellicole dell’industria cinematografica hollywoodiana.

La sequenza che racconta questa sua mania di collezionare film comincia con Debbie che, dopo essere caduta sul pavimento di casa prima di un’asta di suoi memorabilia, mostra parecchie contusioni al viso. “Purtroppo mia madre è appena caduta mentre si trovava in bagno a causa delle vertigini” ha detto il figlio Todd. “Quando l’abbiamo trovata eravamo preoccupatissimi, poteva essersi rotta il collo e morta in quel preciso istante”. “Ciò non le farà annullare l’asta. Ho il sospetto che andrà ugualmente, fingerà che non sia accaduto niente, cosa che sa fare molto bene”.

Quando nella casa di Debbie un rivelatore di fumo inizia a emettere suoni altissimi, lei inizia a cantare una canzone. Fisher, afferma che gli anni “stanno passando. Di tanto in tanto usa anche una bombola a ossigeno”. “Invecchiare è orribile per tutti noi”, dice Carrie “ma lei cade da un’altezza maggiore”.

Una sequenza tenera mostra Carrie e Eddie, il padre, riparare delle staccionate poco prima che l’attore, nel 2010, morisse pwe parecchi problemi di salute. Mentre Carrie e Todd parlano della salute della mamma, nessuno accenna a quella di Carrie. Il documentario cattura la dinamica tra le due donne: dopo essere state estranee per molti anni, le due donne sono andate oltre al punto che ora Carrie afferma: “Sono la migliore amica di mia madre”. Debbie da parte sua dichiara a sua volta: “Condivido tutto con mia figlia, soprattutto il controllo”.

E’ evidente che Carrie ha ereditato il suo senso dell’umorismo pungente dalla madre. Il filmato rende chiaro il fatto per cui non potevano vivere l’una senza l’altra. Il documentario inizia raccontando i film di Debbie. Si tratta di classici come “Three little word” del 1950, “Singin’ in the rain” del 1953 e la performance del 1964 che le valse la nomination all’Oscar per “The unsinkable Molly Brown”.

L’impressionante curriculum di Carrie si riassume nel più famoso ruolo della principessa Leia nella trilogia Star Wars e successivi prequel e sequel. Il documentario segue Carrie, vicina di casa della madre a Beverly Hills, mentre aiuta Debbie a prepararsi per un’imminente monologo in un night club.

Carrie ha scherzato sulla fama duratura della famiglia: “Siamo sempre sul red carpet, abbiamo red carpet che collegano le nostre case”. Carrie ha detto che i suoi sforzi per cercare di rallentare Debbie non sono andati in porto dato che era come trovarsi davanti ad uno tsunami, anzi una “tsu-mamma”.

In una sequenza, la difficoltà di Debbie a riagganciare il microfono è evidente, la cantante ha avuto problemi di salute ma al contempo, a 80 anni, folle adoranti la seguivano ancora.  Il documentario ha anche raccontato la battaglia di Carrie a proposito della tossicodipendenza nel corso degli anni, raccontata nel suo libro “Postcards From The Edge” del 1987, poi diventato il film “Cartoline dall’inferno” del 1990

La  Fisher e la Reynolds sono interpretate rispettivamente da Meryl Streep e Shirley MacLaine. La Fisher, a proposito della pellicola ha raccontato che “allora ero molto infelice. Tutto ero un casino … e alcune delle cose descritte nel film sono accadute davvero!”. Carrie ha osservato:”I farmaci che mi piacevano di più erano gli antidolorifici … mi calmavano“.

Todd ha affermato che tra la Reynolds e la Carrie c’era “un’autentica rabbia”, soprattutto riguardo alla battaglia contro la dipendenza della figlia. Carrie, attraverso un aneddoto scioccante ha spiegato la dinamica della sua famiglia, sottolineando che lo show business veniva prima di tutto, il che spianava una strada pericolosa: “Ho iniziato a cantare all’età di 13 anni. Mia madre voleva farmi sposare con lo show business. Diceva di fare tutto ciò che volevo, anche drogarmi, ma perché non poter cantare?”

Carrie si è lamentata che l’uso di droga era legato marginalmente alla salute mentale, visto che solo successivamente le era stata diagnosticata una sindrome maniaco-depressiva. “Non ho potuto gestire la cosa, non sapevo cosa fosse”, ha detto riguardo alla condizione patologica attribuita alla dipendenza dalla droga.

“All’epoca non fu diagnosticata, nessuno sapeva cosa stesse accadendo a Carrie“, dice Debbie. Nel 2015 Debbie ha ricevuto il SAG (Screen Actors Guild). Carrie ha ammesso che si sentiva mentalmente disagiata aggiungendo di voler andare avanti con il pensiero ottimista che l’accompagnava.

Nel momento in cui è stato girato il documentario, Carrie aveva subito solo un leggero rallentamento. Non solo aveva in cantiere un nuovo libro ma aveva le prove per, come afferma, “Star Wars sette…” Anche se Carrie cita spesso la sua preoccupazione per la salute della madre, gli anni si fanno vedere anche per lei: appare pallida, tirata, un po’ fragile. Fuma una sigaretta dietro l’altra. “La forza sarà con voi, sempre”.