A Genova si dice: Beppe Grillo non vuole vincere, meglio un sindaco di destra

di Franco Manzitti
Pubblicato il 14 Aprile 2017 - 06:26 OLTRE 6 MESI FA
A Genova si dice: Beppe Grillo non vuole vincere, meglio un sindaco di destra

A Genova si dice: Beppe Grillo non vuole vincere, meglio un sindaco di destra. Nella foto, il dibattito in tv fra i candidati della sinistra (a sin. nella foto) Gianni Crivello e della destra, Marco Bucci

E se Beppe Grillo non volesse vincere le elezioni nella sua Genova? E se Beppe Grillo avesse provocato a bella posta tutto il can can giudiziario attorno al suo Movimento 5 Stelle per evitare il destino che la vittoria elettorale dello scorso anno ha riservato, a lui e al M5s a Roma e, in misura minore, a Torino? Corrono le voci alimentate dalla stessa Màrika Cassimatis, che il caos delle sua detronizzazione e l’intrigo conseguente siano stati provocati ad arte perché Grillo non voleva vincere a Genova, non intendeva caricarsi sulle spalle anche la gestione di una città complicata, dopo Roma e Torino e concentrarsi sugli obiettivi nazionali. “Macché, a Genova non solo vogliamo correre ma vogliamo vincere “, obietta Alice Salvatore, nell’unico rigurgito polemico del dopo sentenza del Tribunale di Genova.

Màrika Cassimatis ha vinto, ha, giudiziariamente parlando, il ruolo di candidata e il simbolo del Movimento legittimamente appiciccato alla sua faccia di prof di geografia in una delle scuole del Ponente genovese. Il giudice ha trasbordato nelle sue decisioni, perchè i candidati li sceglie la politica, non la magistratura, come ha sostenuto Lucio Fero su Blitzquotidiano? Può darsi, ma ora è lei che può correre, anche se Grillo l’ha sospesa dal Movimento e anche se ci sono probabili trattative sotterrane dopo che la prof ha annunciato che è ipotizzabile una soluzione “amichevole”.

Per il Movimento di Grillo e secondo le sue parole d’ordine “fidatevi di me”, sepolte dalla decisione del Tribunale dopo essere state censurate dalla concorrente spodestata, il candidato è ancora Luca Pirondini, per quanto messo in quel freezer ad aspettare gli eventi che sono o il giudizio d’appello sulla decisione del Tribunale, che si può sollecitare entro dieci giorni, o il ritiro concordato con la stessa Cassimatis, che appare improbabile, o una decisione terza del Movimento, difficile con in piedi la decisione del Tribunale.

La comparsa della terza testa, quella del nuovo candidato “esterno”, Paolo Putti, può dirottare un eventuale elettorato grillino nell’ipotesi che il guazzabuglio provocato da Grillo&Company sia tale che nessuna lista Cinque Stelle venga presentata? Il calcolo è difficile, sia perchè l’identità della lista civica “Adesso Genova” non aderisce assolutamente ai principi del Movimento, anzi vuole correggerne le deviazioni e incamera anche i programmi della Sinistra-sinistra, sia perchè qui manca evidentemente il carisma di Grillo e il suo mantra del “vaffa….”. e risalta una visione molto più Genovacentrica.

Mentre Màrika Cassimatis riflette, preparando l’agnello pasquale, Luigi Pirondini sta silenzioso nel suo congelatore, Putti lancia la sua campagna civica con un programma “di persone” scelte nella città solidale, anti infrastrutture, anti saccheggio del territorio, anti privatizzazioni, anti establishment. E’ chiaro che l’operazione potrebbe essere proprio quella di saldarsi al gruppo Cassimatis. E non è un caso che nelle foto dell’esultanza dopo la sentenza del Tribunale a lei favorevole la prof di origine greche sia insieme a Antonio Bruno, ex capogruppo in Comune della Federazione di Sinistra, oggi vicino a Putti. Una bella saldatura, quindi, tra transfughi Cinque Stelle, sospesi Cinque stelle, Sinistra Italiana, Possibile (i civatiani), Genova in Comune e Rifondazione Comunista.

Per ora il mostro a tre teste del grillismo impantanato a Genova sembra favorire gli altri candidati già scesi in campo o prossimi a farlo, mentre mancano 55 giorni alle elezioni. Fuori Grillo la partita potrebbe restringersi al candidato del centro sinistra, l’assessore ai lavori Pubblici della giunta uscente di Doria, Gianni Crivello, 65 anni, un “etnico” nel senso di uomo espresso dal territorio, ex infermiere professionale, presidente di Municipio in Valpocevera, l’ex vallata industriale di Genova e al candidato del centro destra, Marco Bucci, ad di Liguria Digitale, azienda informatica molto in voga, 57 anni, un curriculum molto americano, ma radici tanto genovesi che sua moglie è propietaria di una delle più note pasticcerie genovesi, nel nobile quartiere di Carignano.

Nel primo match televisivo tra candidati, andato in onda sulla emittente privata Primo canale, Crivello e Bucci respiravano visibilmente di sollievo per l’assenza di Pirondini e si confrontavano perfino con troppo fair play rispetto alla posta in palio; per la sinistra difendere un monopolio che dura da quasi cinquanta anni di gestione della Superba, per la destra conquistare finalmente la roccaforte rossa, salire in cima alla Lanterna, saldare il potere municipale con quello regionale, due anni fa occupato da Giovanni Toti, l’ex delfino di Berlusconi, che oramai si muove per la Liguria e per Genova come il grande regista della “reconquista” o la “remontada” della destra unita, mentre tutti gli altri si dividono a pezzi, come la sinistra, o fabbricano Mostri a tre teste come il Movimento Cinque Stelle.