La “Lezione francese” di Turani: solo Bersani non ha ancora capito che con Grillo non ci si allea

Pubblicato il 24 Aprile 2017 - 10:37 OLTRE 6 MESI FA
La "Lezione francese" di Turani: solo Bersani non ha ancora capito che con Grillo non ci si allea

La “Lezione francese” di Turani: solo Bersani non ha ancora capito che con Grillo non ci si allea. Nella foto Ansa Emmanuel Macron e la moglie, Brigitte Trogneux, più grande di lui di 24 anni

La lezione francese si compone di molte parti, scrive Giuseppe Turani in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business. Ma la sintesi è che “il populismo francese alle corde”, mentre gaullisti e socialisti invitano a votare per Emmanuel Macron.

Ed ecco i 4 punti della “lezione francese”.

1- I partiti storici, del 900, sono finiti. I socialisti hanno commesso molti errori (il loro presidente uscente. François Hollande, ha ritenuto persino di non potersi ricandidare). Chi ha preso il suo posto, comunque, non è arrivato al 7 per cento, fine della storia.

2- Un candidato liberaldemocratico, Macron, con un partito improvvisato e su una piattaforma pro-Europa e moderna, vince la prima consultazione e quasi certamente vincerà il ballottaggio fra 15 giorni. Altra prova della fine dei partiti tradizionali. E anche del fatto che la maggioranza dei francesi considera la adesione alla Unione europea come una scelta da cui non si torna indietro.

3- Sia il partito socialista (Hamon) che la destra gaullista (Fillon) hanno impiegato pochi minuti, a risultati non ancora ufficiali e definitivi, per invitare i loro aderenti a votare Macron per bloccare la destra di Marine Le Pen. Ha funzionato cioè il “patto repubblicano” che già riuscì a escludere la Le Pen da tutte le amministrazioni locali. Situazione molto diversa da quella italiana, dove la sinistra-sinistra ha come bersaglio il Pd di Renzi piuttosto che il Movimento di Grillo, con il quale pensa invece di potersi alleare.

4- L’unico soggetto non pro-Macron resta il super-sinistro Malenchon, ultimo rappresentante della sinistra del ‘900.

Il senso di quello che è successo in Francia è molto  chiaro e ha un punto centrale. Con ogni probabilità il populismo anti-europeo di madame Marine Le Pen uscirà ancora una volta sconfitto. Il populismo, in sostanza, ha preso una botta serissima in Olanda, in Germania è in crisi e in Francia verrà sconfitto per l’ennesima volta. A questo punto l’unico populismo consistente che si aggira in Europa è quello di Grillo. Un populismo isolato, a questo punto, senza un solo alleato sul Continente, qualcosa insomma di già superato, benché ancora pericoloso. Sotto questo aspetto il primo turno delle elezioni presidenziali francesi è veramente il funerale del populismo europeo.

Ma la cosa importante è la prospettiva che si è aperta. Per la prima volta c’è stato un confronto fra un’idea liberaldemocratica della società (Macron) e quella tradizionale (Malenchon-Hamon) e ha vinto la prima. Quindi più Europa, meno statalismo, idea più moderna del lavoro e dello sviluppo.

Stabilire un parallelo con l’Italia di Matteo Renzi è quasi automatico. Anche se Macron ha avuto più coraggio: ha abbandonato il vecchio partito socialista (lui che era stato un ministro di Hollande) e ha puntato decisamente sulla rottura con la tradizione assistenzial-protettiva.

In Italia Renzi ha scelto una strada diversa e forse si presenta anche un po’ meno liberaldemocratico, ma la strada è quella: basta percorrerla con decisione.

Fra i politici che si sono complimentati con Macron c’è la cancelleria Angela Merkel, e con ragione. Con Macron all’Eliseo si riforma un direttorio europeo Germania-Francia e questo va bene dopo mesi e mesi di sbandamento.

A questo punto, comunque, diventano decisive le elezioni italiane, l’unico posto in cui il populismo ha ancora una sua forza. È paradossale che la sinistra-sinistra (morente) sia l’unica forza che gli fa ancora credito.

Il mondo sta cambiando. La vittoria di Trump in America è stato probabilmente il momento di maggior successo del populismo mondiale, ma anche l’inizio della sua fine. In sostanza, Grillo e i suoi boys combattono una battaglia già persa. Solo Bersani & soci non riescono a capirlo.