Acqua: la riserva dell’Amazzonia può rifornire 100 volte la popolazione mondiale

Pubblicato il 19 Aprile 2010 - 17:18 OLTRE 6 MESI FA

La falda acquifera dell’Amazzonia potrebbe rifornire di acqua potabile cento volte la popolazione mondiale. La scoperta dell’immenso deposito di acqua dolce è stata annunciata la scorsa settimana dai ricercatori dell’universita’ dello Stato amazzonico del Para’ (Ufpa), ma solo ora ci se è accorti della portata della scoperta.

Si tratta della più grande falda acquifera del mondo, superiore a quelle presenti nel sottosuolo della Russia e dell’Australia, finora considerate le maggiori.

Uno studio effettuato dall’équipe dell’Ufpa rivela che il deposito – 440 mila chilometri quadrati per uno spessore medio di 545 metri – contiene 86 mila chilometri cubi di acqua dolce, una quantità maggiore di quella del Mediterraneo.

La falda, che si trova sotto gli stati brasiliani di Para’, Amazonas e Amapa’, lungo il corso del Rio delle Amazzoni, è stata scoperta dopo trent’anni di trivellazioni, scavi e test, spesso in luoghi di difficilissimo accesso.

Nei pressi di Manaus (che dal deposito estrae il 40% del suo fabbisogno di acqua potabile), il deposito, che probabilmente verrà ribattezzato “Grande Amazzonia”, affiora quasi in superficie, con forti rischi di inquinamento.

Nel sottosuolo del Brasile si trova già gran parte del cosiddetto ‘Acquifero Guarani'”, terza riserva mondiale di acqua dolce con 45 mila chilometri cubi di acqua, che è però già stata gravemente inquinata dalle colture intensive in superficie.

La falda nel sottosuolo degli Stati Uniti, che si estende dall’Arizona al Texas su un’estensione pari a quella del Mar Mediterraneo, è ormai ridotta ad un quinto della sua portata iniziale, per eccesso di sfruttamento, e potrebbe esaurirsi già nel giro di alcuni decenni, come hanno denunciato numerose organizzazioni ambientali come Conservation Intenational, con gravi conseguenze per il fabbisogno idrico americano.

Adesso l’équipe di ricercatori guidata dal geologo Milton Matta cercherà di stabilire il ritmo di afflusso dell’acqua alla falda e la sua capacità di ricambio, per stimare quanto se ne può prelevare senza correre lo stesso rischio del deposito americano. Il Brasile diventa così “l’Arabia Saudita dell’acqua” per il futuro del pianeta.