Ambiente. Il Mediterraneo è il mare più contaminato al mondo dal petrolio

Pubblicato il 24 Luglio 2014 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA
Un super-tanker nel Mediterraneo

Un super-tanker nel Mediterraneo

ROMA – Il Mare Nostrum e’ il più contaminato al mondo dal petrolio, 38 milligrammi per metro cubo, tanti sono gli idrocarburi nelle acque del Mediterraneo. Numeri che rischiano di aggravarsi sotto la pressione quotidiana del 20% di tutto il traffico mondiale di prodotti petroliferi e dal transito di 2.000 traghetti, 1.500 cargo e 2.000 imbarcazioni commerciali, di cui 300 navi cisterna.

Sono questi i numeri ricordati dalla Goletta Verde Straordinaria -l’edizione speciale della campagna di Legambiente che seguirà l’ultimo viaggio della Costa Concordia con tappe quotidiane per raccontare criticità ed eccellenze dei luoghi interessati dall’operazione.

Lo sversamento di idrocarburi e’ un fenomeno drammatico, come emerge anche dai dati di Unep Map, il programma delle Nazioni Unite per la tutela del Mediterraneo, ogni anno finiscono in questo bacino, e in parte anche sulle coste, oltre 100 mila tonnellate di greggio. “Per avere un termine di paragone, basti pensare che la quantità d’idrocarburi dispersa in mare a seguito dell’incidente della petroliera Haven, avvenuto in Liguria nel 1991, è stata di circa 140 mila tonnellate”, spiega Legambiente, che poi sottolinea come i responsabili del disastro ambientale, al di là dei grandi incidenti, restano sempre le pratiche illegali diffuse.

“Attivit� di routine, come lo scarico delle acque di zavorra, lo scarico dei residui del lavaggio delle cisterne, dei fanghi e delle acque di sentina, che vengono praticate illecitamente al largo delle coste”. Pratiche molto diffuse come dimostrano anche gli interventi delle capitanerie di porto che da inizio 2014 hanno portato al sequestro di numerose motonavi di bandiera di diversi paesi del mondo. “L’aumento dei reati negli ultimi due anni del 7,3% è frutto dell’attività di contrasto svolta dalle forze dell’ordine e dalle capitanerie di porto ma, allo stesso tempo, rappresenta un segnale preoccupante della recrudescenza delle attività illecite in un periodo di crisi economica”, dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico nazionale di Legambiente.

Ma oltre ai pericoli legati al traffico marittimo e agli illeciti ambientali, il mare italiano è esposto anche al rischio derivante dalle attività di estrazione di petrolio. “Nel mare italiano sono già attive 9 piattaforme e 68 pozzi petroliferi e nei prossimi anni il loro numero potrebbe ulteriormente crescere, col rischio di trasformare il nostro mare in una distesa di piattaforme petrolifere, sottoponendo le coste al pericolo marea nera”, spiega Legambiente.