Ambiente. Mosche e vespe invece di api per impollinazione

Pubblicato il 2 Dicembre 2015 - 13:08 OLTRE 6 MESI FA
Una vespa

Una vespa

AUSTRALIA, SYDNEY – Se le api sono giustamente elogiate per il loro ruolo nell’impollinazione, altri insetti sono anche importanti per il successo delle coltivazioni attorno al mondo. Uno studio dell’University of New England in Australia ha stabilito per la prima volta che insetti come mosche, vespe, coleotteri e farfalle contribuiscono all’impollinazione dei raccolti.

E suggerisce che i pollinatori non-api possono offrire una potenziale assicurazione contro il declino nella popolazione globale delle api.

Nello studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), la squadra internazionale di ricercatori guidata dall’entomologa Romina Rader ha studiato 17 coltivazioni dipendenti da pollinatori in cinque continenti – da vaste monocolture a piccoli sistemi diversificati. E hanno misurato una serie di fattori fra cui i tassi di visitazione, l’efficacia, il contributo alla produttività del raccolto e i rapporti con l’habitat.

E’ stato osservato che gli insetti non-api hanno eseguito fra il 25 e il 50% del numero totale di visite ai fiori. Mentre le non-api erano meno efficaci nel depositare il polline, i tassi di visite erano molto più alti delle api, con un risultato complessivo simile nella qualità del servizio di impollinazione. Lo studio ha anche messo in evidenza l’importanza degli insetti non-api per le coltivazioni che non sono attraenti per le api: frutti tropicali come mango, cherimoya o custard apple (Annona reticulata) e graviola (Annona muricata).

“Abbiamo avviato questa ricerca dopo aver osservato gli insetti visitatori in una serie di coltivazioni e abbiamo notato quanto abbondanti fossero le non-api in particolari località, in particolari ore del giorno e sotto particolari condizioni, e ci siamo chiesti in che misura tali insetti contribuissero”, scrive Rader. Gli studiosi hanno anche osservato come le non-api rispondano in modo diverso alla struttura dell’habitat.

Mentre le api si affidano agli alveari e ad altre strutture che possono essere influenzate da cambiamenti ambientali, gli insetti pollinatori quasi sempre vivono vicino alle piante, nell’erba o in cespugli. Lo studio riempie una lacuna nelle ricerche, causata dalla propensione verso lo studio delle api – osserva la studiosa. “Abbiamo osservato che mentre le api sono le pollinatrici più efficienti su una base per visita, molti altri insetti sono coinvolti, specialmente mosche, vespe e coleotteri. Questi insetti sono talvolta così numerosi da avere un effetto complessivo maggiore delle api. Questo è particolarmente vero per certe coltivazioni che non attraggono così bene le api”, aggiunge.

Di fronte al corrente declino globale nelle popolazioni di api, altri insetti più resistenti che non dipendono tanto dalle strutture vulnerabili dell’habitat possono offrire una specie di ‘assicurazione di impollinazione’ di fronte ai cambiamenti ambientali. Ed è importante sapere quali siano tali insetti, studiare come proteggerli e sapere quale impatto subiscano dalle nostre pratiche di gestione agricola”, osserva Rade.