Che estate sarà? Calda e asciutta dopo inverno di piogge, poche “acque dense”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Febbraio 2014 - 13:31 OLTRE 6 MESI FA
Che estate sarà? Calda e asciutta dopo inverno di piogge, poche "acque dense"

Che estate sarà? Calda e asciutta dopo inverno di piogge, poche “acque dense”

ROMA – Un inverno estremamente umido e piovoso porterà un‘estate calda e asciutta. Queste le previsioni sul clima dell’estate 2014 che arrivano dal Carpet, campagna oceanografica del Cnr che ha studiato come l’ondata di freddo e pioggia di questo inverno ha influenzato le correnti marine. Il risultato è che le “acque dense“, flussi di acqua fredda che arrivano ai fondali e fanno risalire le correnti calde, in questo inverno si sono formate in numero ridotto nell’Adriatico, con il rischio che il normale meccanismo di circolazione termoalina, cioè la variazione di salinità e temperature nel mare, si sia”inceppato”.

Veronica Ulivieri sul Corriere della Sera spiega:

“un gennaio particolarmente bagnato potrebbe determinare, attraverso la «mediazione» delle correnti, mesi estivi più caldi e asciutti della media. Alla base di queste ipotesi, ci sono le rilevazioni effettuate nell’Adriatico settentrionale dagli scienziati del Cnr, durante la campagna oceanografica Carpet (Characterizing Adriatic Region Preconditioing EvenTs) che si è appena conclusa”.

A mancare dunque sono le “acque dense”, scrive la Ulivieri:

“flussi d’acqua che, essendo più pesanti a causa del freddo e dell’alto livello di salinità, sprofondano verso il basso, favorendo il rinnovamento dei fondali grazie all’apporto di ossigeno. Un meccanismo in grado di innescare una corrente profonda che fa scendere verso sud le acque fredde lungo la costa italiana e risalire dallo Ionio verso nord quelle calde, lungo il litorale orientale”.

Sandro Carniel, ricercatore dell’Istituto di Scienza marine del Cnr, spiega:

“«Le temperature miti dell’inverno in corso, e le abbondanti precipitazioni che hanno interessato il bacino Adriatico direttamente, e in maniera indiretta attraverso le portate dei fiumi, soprattutto il Po, hanno generato enormi masse di acqua poco densa, che non potranno raggiungere i fondali del sud Adriatico e dello Ionio»”

Nonostante sulle previsioni del clima non vi siano certezze, spiegano gli esperti, non sono esclusi “un aumento delle temperature medie estive e a un’ulteriore diminuzione delle precipitazioni, che avranno un impatto anche sugli ecosistemi marini, spiega Carniel:

“«Da un lato il mancato mescolamento delle acque porterà meno ossigeno verso il fondo, dall’altro l’elevato apporto di nutrienti arrivati dai fiumi in piena favorirà la proliferazione di alghe microscopiche che, una volta decomposte, abbasseranno ulteriormente i valori di ossigeno, causando possibili morie di pesci e molluschi»”.

Carniel spiega poi alla Ulivieri che il fenomeno registrato nell’Adriatico potrebbe avere effetti globali:

«Le acque adriatiche influenzano la circolazione del Mediterraneo, che a sua volta è importante per i processi di formazione di acque dense al largo della Groenlandia e delle coste norvegesi. Sono aree chiave per il trasferimento del calore in tutto il pianeta attraverso la corrente termoalina globale. Se questo nastro trasportatore dovesse ulteriormente rallentare, dopo le prime evidenze legate al riscaldamento globale del pianeta rischieremo di dover fronteggiare un periodo molto freddo, quasi polare»”.

I rilevamenti del Cnr hanno evidenziato che le temperature sul fondo del mar Adriatico sono di 2° Celsius superiori alla media degli ultimi 30 anni, spiega ancora Carniel:

“«Questo ha rallentato di molto il rinnovamento delle acque, che nel solo gennaio-febbraio 2012, complice un inverno estremamente freddo, aveva invece interessato circa il 60% del volume, stabilendo un record assoluto di densità da quando sono iniziate le misure in Adriatico settentrionale, circa un secolo fa. A distanza di soli due anni siamo agli antipodi»”.

I dati raccolti, conclude la Ulivieri, fanno dunque pensare che l’estate in arrivo sarà una delle più calde, come spiega Carniel:

“«il moltiplicarsi di eventi meteo e situazioni estreme, conseguenza dell’elevata variabilità che caratterizza i cambiamenti climatici in corso»”.