Clima, riscaldamento globale: meno stambecchi e rapida fusione dei ghiacciai

Pubblicato il 22 Giugno 2010 - 14:46| Aggiornato il 9 Novembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Se sulle Alpi ci sono meno stambecchi dipende, in parte, dal riscaldamento globale. Se nelle regioni artiche si verifica la fusione del permafrost, lo strato ghiacciato permanente, con il conseguente collasso delle strade costruite sulla sua superficie e la fuoriuscita di metano, anche in questo caso dipende dal riscaldamento globale.

Sono due degli scenari descritti da Antonello Provenzale dell’Isac-Cnr, intervenuto ad un incontro su clima, energia e agricoltura. “Nel Mediterraneo, negli ultimi 50 anni la temperatura si è alzata di 1 grado e la copertura nevosa delle Alpi si è dimezzata – ha sottolineato Provenzale – . Questo fattore ha causato la comparsa precoce delle erbe alpine. Le femmine dello stambecco, dopo aver partorito i cuccioli, si nutrono di erbe di peggiore qualità e li allattano fornendogli un nutrimento più povero”.

Altra conseguenza è la migrazione della processionaria del Pino, un parassita di questo albero, a 200 metri verso Nord e la presenza di focolai di lesmaniosi canina intorno a Torino e ad Aosta. Entrambi i fenomeni, secondo l’esperto del Cnr possono essere spiegati con una maggiore resistenza dei parassiti alle temperature diventate più miti.

In Antartico, oltre alla riduzione dei ghiacciai, l’innalzamento della temperatura di circa 2 gradi negli ultimi 150 anni ha creato le condizioni per la fusione del permafrost che, trasformandosi in fanghiglia, causa il collasso delle strade a livello di superficie e in profondità libera quantità di gas metano, un potente gas serra responsabile, a sua volta, del riscaldamento globale.