Leone Cecil: perché la caccia serve a tutelare gli animali

di Edoardo Greco
Pubblicato il 13 Agosto 2015 - 06:01 OLTRE 6 MESI FA
Leone Cecil: perché la caccia serve a tutelare gli animali

L’articolo di Onishi sul New York Times spiega come funziona il “sistema caccia” in Sudafrica

OLIFANTSVLEI, SUDAFRICA – Molti piangono per il leone Cecil, decapitato da un dentista americano, e sull’onda emotiva vorrebbero un divieto totale della caccia alle specie a rischio in Africa, non tiene conto del fatto che – proprio grazie ai soldi che i cacciatori (quelli che lo fanno “per sport”, non i bracconieri) pagano ai ranger – si riesce a ripopolare le aree protette del Continente Nero con gli animali che altrimenti sarebbero condannati all’estinzione. Insomma per ogni Cecil ucciso ci sono 10 Cecil che non avrebbero visto la luce senza i dollari dei cacciatori “assassini”.

Lo spiega Norimitsu Onishi sul New York Times. La caccia è parte di un meccanismo complesso che contribuisce alla tutela degli animali. Senza i safari di caccia organizzati, per i quali un cacciatore sportivo arriva a pagare 2.500 dollari se riesce ad accoppare un’antilope – e dai 24 ai 71 mila dollari per ogni leone ammazzato – i parchi naturali perderebbero gran parte dei loro introiti. Se la caccia fosse vietata ci sarebbe un mercato nero delle prede, per le quali i cacciatori pagherebbero prezzi molto più bassi, roba da 60 centesimi di dollaro al chilo, nel caso dell’antilope.

Quindi, al netto di uccisioni illegali come quelle di Cecil, bisogna stare attenti quando si invoca il divieto totale della caccia. Perché quella autorizzata è gestita dai ranger per regolare la popolazione di alcune specie, quando ci sono esemplari in eccesso che minacciano l’habitat; per combattere i bracconieri; per rimettere in sesto i parchi naturali. Che fino al 1960, fino a quando non è stata regolamentata la caccia sportiva, erano aree abbandonate. Lo dicono gli esperti, gli scienziati, gli ambientalisti: la caccia è il modo più efficace per tutelare le specie in estinzione. E fanno l’esempio del rinoceronte bianco, che era stato ridotto a pochissimi esemplari.

Certo ci sono aspetti molto antipatici legati all’immagine dell’uomo bianco in tenuta da safari. C’è un residuo di odioso colonialismo in quelle foto in cui dentisti dalle gote rubizze trionfano sulla criniera di un leone stecchito, circondati dai loro inservienti africani. Certo a volte i proventi della caccia sportiva non vengono esattamente tutti reinvestiti nella tutela del paesaggio e degli animali.

Ma “ci sono solo due luoghi della terra dove la fauna su larga scala è effettivamente aumentata nel 20° secolo, e questi sono il Nordamerica e l’Africa australe – spiega al New York Times la zoologa Rosie Cooney, presidente dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura – ed entrambi i modelli di conservazione sono stati costruiti intorno alla caccia.”