Colosseo, stop elettorale. Alemanno non sposta neanche la fermata del bus

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Gennaio 2013 - 15:02| Aggiornato il 6 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il Colosseo è diventato un simbolo dell’immobilismo di Roma e del suo Comune, guidato dall’aprile 2008 e fino al 27 maggio prossimo dal sindaco Gianni Alemanno. Nulla si muove e tutto si annuncia. Alla fine l’unico vero “cambiamento” potrebbe essere che l’Anfiteatro Flavio, in piedi da 1933 anni, un giorno cada a pezzi, provato dalle vibrazioni conseguenza di un traffico di 3.400 veicoli l’ora (scarica il dossier di Legambiente – pdf), che producono un rumore con picchi di 95,2 decibel. In una storia millenaria, cosa volete che siano 25 anni? Il primo progetto di pedonalizzazione dell’area è datato 1988.

“Finché esisterà il Colosseo, esisterà anche Roma; quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; quando cadrà Roma, cadrà anche il mondo”: la profezia di Beda il Venerabile è del VIII secolo, ma nessuno sta facendo nulla perché non si avveri.

Il monumento più famoso di Roma da tempo mostra tutta la sua sofferenza. Già nel 2009 si parlava di restauro (e di soldi per il restauro che il Comune non aveva). Nel 2010 Roberto Cecchi, commissario straordinario per l’area archeologica di Roma e Ostia, presentò un progetto da 25 milioni del Ministero dei Beni Culturali: prevedeva stop alle auto sui Fori imperiali, solo mezzi pubblici e pedoni. Era “definitivo”. All’annuncio era presente Alemanno, che l’anno successivo fece un altro annuncio: “Abbiamo uno sponsor!” Era Diego Della Valle. Ma già di chiusura al traffico non se ne parlava più. E il restauro? Doveva iniziare nel 2011, poi all’inizio del 2012, poi nella primavera 2012… Ovviamente non è mai iniziato.

L’agonia del Colosseo, purtroppo, non si arresta con le conferenze stampa. E mentre il simbolo di Roma perde materialmente pezzi, ai suoi piedi ci sono altri due problemi irrisolti. Uno è il mercatino illegale di panini, bibite, “centurioni” in posa e guide non autorizzate, variopinto e a volte minaccioso comitato d’accoglienza ai turisti che nessuno è riuscito a spostare dall’Anfiteatro Flavio. Il secondo, più grave, è il cantiere per la fermata della metro C, un’altra opera incompiuta che Roma si trascina dal 1990.

Il Colosseo non potrebbe sopportare la concomitanza degli scavi per la metro e del traffico sostenuto di auto e bus. La prima mossa sarebbe quella di spostare la fermata dei mezzi pubblici, per decongestionare la zona. Ma Alemanno non riesce a fare neanche questo. In realtà non è che non riesce: non vuole. Il 26 e 27 maggio ci sono le elezioni comunali, ed la “sensibilità politica” suggerisce di non disturbare i romani che prendono il bus. Meglio blandire un elettore oggi che ritrovarsi con il Colosseo ancora in piedi domani.