“La bufala dei 2 milioni di bamboccioni”, Claudio Borghi su “il Giornale”

Pubblicato il 27 Maggio 2010 - 12:15 OLTRE 6 MESI FA

bamboccioniI dati Istat e l’Italia in crisi letti da Claudio Borghi su “Il Giornale”: l’analisi che Blitzquotidiano vi propone come articolo del giorno parla di «distorsioni statistiche e sommerso» ignorati dai molti che hanno interpretato le cifre.

«Nel solco della migliore tradizione distorsiva dei media italiani si sono messi da parte per esempio i dati dove si dimostra che in Italia si è avuto il minor calo in Europa del gettito fiscale in rapporto al Pil (quando c’era la sinistra al governo si chiamava «risultato della lotta all’evasione» e faceva titoli di cassetta, adesso non se ne parla) per concentrarsi invece sui dati dell’occupazione giovanile («due milioni di giovani non lavorano né studiano», ripetono tutti i titoli), oggettivamente negativi, per rinverdire la solita retorica dei «bamboccioni» tanto cara al non rimpianto ministro Padoa-Schioppa e fare un po’ di sano catastrofismo sugli effetti della crisi», scrive Borghi.

Il giornalista spiega che il campione utilizzato dall’Istat tiene conto anche dei minorenni, in Italia spesso non in regola, e poi critica le modalità di calcolo di occupazione e disoccupazione.

«Eurostat considera popolazione attiva ai fini del calcolo della disoccupazione quella compresa fra i 15 e i 74 anni. Già qui ci scontriamo con differenze sostanziali con la cultura del lavoro negli altri paesi, infatti da noi il minorenne con lavoro «regolare» è quasi inconcepibile per una lunga fila di motivi, mentre all’estero il ragazzino che fa il cameriere o l’apprendista rappresenta la normalità. Sull’anziano lavoratore invece è appena il caso di ricordare quanto le nostre generose (in rapporto ai contributi versati) pensioni spengano sul nascere la velleità di dichiarare apertamente un impiego. In secondo luogo va evidenziato il concetto di ricerca «attiva» del lavoro che caratterizza il rientrare nelle statistiche della disoccupazione: in sostanza se una mamma decide di dedicarsi alla casa magari cercando lavoro «se capita» oppure un giovane sta tranquillamente in famiglia in attesa di un impiego «all’altezza delle sue possibilità», ebbene, costoro non rientrano tra i disoccupati».