Deputati M5s a Bruxelles, tagliarsi lo stipendio si può ma è più difficile

di redazione Blitz
Pubblicato il 27 Maggio 2014 - 11:59 OLTRE 6 MESI FA
Deputati M5s a Bruxelles, tagliarsi lo stipendio si può ma è più difficile

Deputati M5s a Bruxelles, tagliarsi lo stipendio si può ma è più difficile

BRUXELLES – Per i grillini esordienti a Bruxelles si pongono i primi problemi di ordine pratico. Primo: tagliarsi lo stipendio, si può fare ma è più difficile. Secondo: decidere dove sedersi nell’Europarlamento e le due scelte non sono affatto svincolate l’una dall’altra. Vediamo perché.

In pratica i Cinque Stelle possono incassare lo stipendio base (6.250 euro netti) e dimezzarselo redistribuendolo come meglio credono, ma sulle altre indennità c’è qualche problemino in più. Marco Zatterin, sul quotidiano la Stampa, si è fatto un po’ di conti:

La cifra base da amputare è l’indennità mensile pagata dal bilancio del parlamento, 8.020,53 euro che, tolte le tasse, scendono a 6.250 da redistribuire “volontariamente”, senza diktat scritti. Seguono le indennità, per cominciare l’assegno mensile di 4299 euro per le spese in patria, l’ufficio, il telefono, i computer. Una fonte europea spiega che le spese non richiedono giustificativo e che, pertanto, ognuno può comportarsi come crede, “anche se tutti hanno in genere bisogno di un appoggio nel collegio”.

Dunque, tolte alcune spesucce logistiche, anche queste potrebbero essere versate in un fondo da devolvere a qualsivoglia iniziativa, anche se non sarebbe propriamente corretto. Ma, calcola ancora Zatterin:

Margini nulli sui 21 mila euro per i collaboratori: li sceglie il deputato, ma sono pagati direttamente dall’istituzione. Neanche sui rimborsi per spese di viaggio verso Bruxelles e Strasburgo c’è trippa per grillini: il regolamento copre il costo effettivo dei biglietti di viaggio acquistati su presentazione delle ricevute. A piè di lista anche il contributo di 4.243 euro per le missioni di lavoro. Resta l’indennità forfettaria di 304 euro per ogni giorno di presenza dei deputati in veste ufficiale, a condizione che abbiano firmato un registro per attestare la loro presenza. Questa è la seconda voce che il grillino potrà autoridurre, girandola dove vuole dopo averla incassata.

Resta l’altro europroblema: con chi allearsi a meno di restare soli, con appena 17 deputati che nulla potrebbero a fronte di una maggioranza schiacciante. Per evitare cinque anni di sterile opposizione Beppe Grillo sarà costretto a scegliersi un alleato. Ha già preso le distanze dall’ultra nazionalista francese Marine Le Pen. Potrebbe però trovarsi in sintonia con gli indipententisti britannici. Il leader dell’Ukip, Nigel Farage, gli ha già chiesto un incontro.

Per formare un gruppo servono 25 eurodeputati di 7 stati diversi. Insieme Grillo e Farage formerebbero una squadra di 40 eurodeputati, gli basterebbe trovare altri 5 parlamentari ognuno di diversa nazionalità e il gioco è fatto. Insieme avrebbero diritto pure a una vicepresidenza e qualche commissione. La domanda è se Grillo, che dice di volere un’Europa diversa, ma comunque volerla, potrebbe mai apparentarsi con uno la cui missione è annientarla? Oltretutto Farage non intende rinunciare a neppure un euro di stipendio fino all’ultimo giorno. Meglio la sterile via della solitudine?