Berlusconi si vende il Milan…e Forza Italia se va sotto il 10%

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Aprile 2015 - 11:05 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi si vende il Milan...e Forza Italia se va sotto il 10%

Berlusconi si vende il Milan…e Forza Italia se va sotto il 10%

ROMA – Berlusconi si vende il Milan…e Forza Italia se va sotto il 10%. La cessione del Milan calcio è ormai a un passo e anche l’altra creatura di Berlusconi, il partito personale di Forza Italia sembra avere le ore contate, almeno a guardare i sondaggi (perché troppo vicino a quel 10% che è la soglia psicologica sotto la quale si dissolve ogni appeal precedente).

Il Milan thailandese. Il Mr B. thailandese è pronto a versare poco meno di 200 milioni per assumere già a maggio il 20% della società (valutata poco meno di un miliardo, più 250 milioni di debiti)) per poi assumerne il controllo fino al 65%.

Sarebbe l’esito scontato (ne dà conto Luca Pagni su La Repubblica) dell’incontro milanese del mese scorso tra Berlusconi e Bee Taechabol, il finanziere thailandese che guida una cordata asiatica: si erano visti per una presa di contatto, in realtà l’affare lo avevano pressoché concluso, a meno di incursioni dell’ultima ora (ieri ad Arcore si è presentato i rappresentante di una cordata cinese rivale).

Forza Italia: “liberi tutti” sotto il 10%. Sempre a maggio, questa volta alla fine (31), le elezioni amministrative decideranno il destino di Forza Italia: sembra appartenere a un’altra era geologica quel 37% con cui il partito a immagine e somiglianza del leader si imponeva come motore del centrodestra e guida del governo mietendo consensi come nessun altro. Oggi i sondaggi lo danno entro una mortificante forchetta che va dal 10,5% (Piepoli) al 13,5% (Demos).

Nella migliore delle ipotesi poco più del 3% oltre la soglia critica del 10%, il limite minimo invalicabile a sentire gli stessi rappresentanti del partito. Sotto il 10% scatta il “rompete le righe”, secondo il pronostico azzeccato di Ugo Magri de La Stampa. Qui non conterrebbe più la sola volontà di Berlusconi, che oggi si ostina a non ricucire con il ribelle Fitto nonostante in Campania e Puglia, dove “può far danni” (Denis Verdini)  perché lì si concentra il 44% dei votanti, minacci di correre da solo e rubargli altri consensi. Si tratta invece di un calcolo fisiologico che ogni parlamentare non può eludere: sotto il 10% ognun per sé e Dio per tutti. E se anche chi era disposto a morire per Berlusconi se ne va (Sandro Bondi)…

Ciascuno punterebbe a salvare se stesso, alcuni (pochi) ricollocandosi presso Renzi, altri buttandosi con l’altro Matteo, mentre il grosso dell’esercito si metterebbe al servizio di nuovi condottieri visto che Silvio-Napoleone avrebbe conosciuto la sua Waterloo. E quando mancano due mesi al voto, già tornano in auge nomi fino a ieri accolti con sorrisetti o scetticismo tipo l’ex ministro Passera, per non parlare di «Arfio» Marchini e dello stesso sindaco di Verona Tosi.

Il ragionamento collettivo è che, una volta uscito il dentifricio, diventerebbe impossibile rimetterlo nel tubetto. Se Forza Italia crollasse all’8-9 per cento dal 37 degli anni d’oro, cesserebbe di essere un centro di gravità, anzi per le leggi di Newton sarebbe condannata a ruotare intorno all’astro Salvini. Tanto più se il 31 maggio il Carroccio mettesse la freccia del sorpasso… (Ugo Magri, La Stampa)