Decadenza Berlusconi, il piano di Casa Arcore: ai domiciliari, ma da senatore

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 28 Agosto 2013 - 15:47 OLTRE 6 MESI FA
Decadenza Berlusconi, il piano di Casa Arcore: ai domiciliari, ma da senatore (LaPresse)

Decadenza Berlusconi, il piano di Casa Arcore: ai domiciliari, ma da senatore (LaPresse)

ROMA – Il piano non è del Pdl né del solo Berlusconi, ma di un “pool” che potremmo chiamare “casa Arcore”: lo compongono il Cavaliere in persona, i suoi avvocati, i suoi figli e un cerchio ristretto di persone di fiducia (Fedele Confalonieri, Ennio Doris, Gianni Letta). Alla riuscita del piano la prima cosa che serve è il tempo.

Tempo per posticipare la decisione della Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari del Senato sulla cacciata di Silvio Berlusconi da Palazzo Madama. L’obiettivo è arrivare fino a ottobre-novembre, quando i giudici di Milano determineranno e quantificheranno la pena accessoria alla condanna nel processo Mediaset dell’interdizione legale dai pubblici uffici.

Tutte le energie sono volte a spostare dal 9 settembre alla fine di ottobre la decisione della Giunta del Senato, anche grazie all’innesco di un dibattito al quale sicuramente contribuiranno i sei pareri “pro veritate” dei giuristi, che si sono espressi sulla legge Severino. Legge che prescrive l’incandidabilità o l’espulsione dal Parlamento dei condannati in via definitiva. Norma già applicata in una quarantina di casi senza che dispute costituzionali venissero sollecitate.

Ottenuto il posticipo, senza che svegliare l’opinione pubblica che dorme, l’obiettivo numero due è ottenere una grazia da Giorgio Napolitano. Mettendo sul piatto della bilancia il fatto che: il Pdl non ha fatto cadere il governo; Berlusconi (cosa difficile) ha accettato la condanna e si “arrenda” a scontare la pena ai domiciliari.

Ma la grazia che il pool di “casa Arcore” vorrebbe concessa da Napolitano non è sulla condanna, ma sulla pena accessoria. Se Napolitano graziasse l’imputato Berlusconi dalla detenzione, oltre che a rischiare un gigantesco pasticcio giuridico, non farebbe un grande favore al leader del Pdl, che è atteso da nuovi processi e ulteriori condanne. La grazia deve essere politica, al politico Berlusconi: ovvero cancellare l’interdizione, evitare la cacciata dal Senato, lasciargli la ormai famosa “agibilità politica”.

Insomma: condannato, sì, ai domiciliari, sì, ma da senatore. Un generale che ha perso una battaglia con l’onore delle armi, non un pluripregiudicato cacciato a pedate dalle istituzioni e dalla storia dell’Italia repubblicana.