Bertolaso dice non che non era sesso. Ma non dice chi pagò i massaggi

Pubblicato il 23 Febbraio 2010 - 12:36| Aggiornato il 5 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA

Foucé, duca di Otranto: un esempio per il futuro prinmcipe di Coppitto

Superata l’emozione degli arresti e dello scandalo, tutto torna come prima nei grandi giochi dei grandi appalti pubblici. La gente ha problemi più urgenti, ha capito che i politici parlano di corruzione perché fa titolo sui giornali e alla tv, ma anche che non hanno alcuna intenzione di fare alcunché, perché tutti i partiti ci sono dentro.

Così ora assistiamo a una controffensiva dei protagonisti dello scandalo e non ci sarà da stupirsi non solo se davvero Guido Bertolaso non solo lo faranno ministro, ma gli daranno anche una medaglia d’oro e magari chiederanno al padre del cantante Emanuele Filiberto di farlo anche nobile. Vero, i titoli nobiliari sono stati aboliti dalla Costituzione, ma con quel che di questi tempi conta la Costituzione…un bel conte, ma che conte, un bel principe Bertolaso di Coppitto non ci starebbe davvero male, farebbe quanto meno il pari con Gabriele D’Annunzio principe di Montenevoso e  Joseph Fouché duca di Otranto.

Nell’attesa, Bertolaso è andato a Porta a Porta per ripetere ancora una volta di non aver avuto rapporti sessuali al Salaria Sport Center di Roma: “La signora Francesca  ha chiarito lei stessa: è una massaggiatrice fisioterapista con una decina di diplomi ed è così chiarito ogni equivoco. Quanto a Monica io avevo chiesto di poter fare un massaggio con Francesca e mi sono ritrovato con quest’altra massaggiatrice. Non indossava alcun bikini ed io l’ho trovata nel tradizionale camice bianco. Lei stessa ha poi spiegato che non è successo nulla”.

Poi Bertolaso si dà un spiegazione delle  “insinuazioni” sul suo conto: “Forse perché  io sono rigoroso e severo. Ad alcuni imprenditori do del tu ma quando lavoro con i soldi degli italiani non scherzo e non guardo in faccia nessuno”. Meno male, viene da dire, perché grazie al controllo di Berolaso, la Protezione civile ha speso il doppio di quel che avrebbe dovuto. Se avesse scherzato quanto ci sarebbe costato il gioco: il quadruplo? il decuplo?

Popi, nel corso dell’intervista, Beertolaso ricorda la festa con ragazze non si sa di che costumi che gli anemoni gli hanno preparato e cui lui, a dire il vero, ha dato buca, anche se il suo rigore e il suo non guardare in faccia a nessuno gli ha impedito di dire che non gli andava di stare al gioco invece di inventare patetiche scuse: “Forse alcuni hanno cercato di compiacermi ma non ci sono riusciti. Vorrei aggiungere che io sono costantemente accompagnato da una scorta formata da due ispettori di polizia che non mi abbandonano un solo istante. E da loro certo non mi sarei fatto trovare in situazioni scabrose”.

Quel che Bertolaso finge di ignorare, e la polemica sul se l’ha fatto o no e come l’ha fatto, rischia di fare ignorare è che comunque Bertolaso non ci dice chi ha pagato per i massaggi, a quell’ora della sera, protratti per ore. Ha pagato lui? Era ospite?

Non è banale la domanda. Un uomo tutto d’un pezzo come dice di essere, nella sua posizione, dovrebbe sapere che anche lo scrocco di un paio di massaggi è una brutta cosa. Poiché di favore e scrocchi, al di là di Bertolaso, nell’area della presidenza del Consiglio ne risultano altri, c’è un problema ambientale che è ben più grave della scopata.

Poi Bertolaso ha parlato delle gare d’appalto bandite dalla Protezione Civile: “Sono gare ad evidenza pubblica secondo le norme previste dalla legge. In talune circostanze per motivi di urgenza vengono solo ridotti i tempi di svolgimento delle gare stesse. Anche all’Aquila tanto per fare un esempio abbiamo svolto centinaia di gare a rilevanza europea e in molte situazioni è stato lo stesso prefetto dell’Aquila, Gabrielli, ad aprire le buste davanti al pubblico. Accusarmi di aver violato la legge in materia di appalti è una delle più grandi offese che può essere fatta al mio rigore, alla mia severità e alla mia coerenza”.  Ma allora perché andava a afrsi fare i massaggi al Salaria village. Perché non faceva andare la massaggiatrice, o magari un massaggiatore, a casa sua, così era trasparente tutto?

Fedele alla linea: io sono il superuomo perfetto e inattaccabile che ha fatto solo bene, mentre gli sbagli li hanno fatti solo gli altri e il mio unico sbaglio è stato quello di essermi fidato, Bertolaso ci propina: “Ho sentito Angelo Balducci l’ultima volta a Natale, sfido chiunque ora a tirar fuori un’intercettazione che dimostri il  contrario”. Così contraddice quel che ha detto prima, che “quando lavora con i soldi degli italiani non scherza e non guarda in faccia nessuno”.

Se dobbiamo credere alla sua innocenza (e dimostrare il congtrario sarà, in Tribunale,m un problema del pm), dobbiamo concludere che non ha prorpio guardato nulla e che dei soldi degli italiani se ne è fottuto allegramente.

Il superuomo ci dà anche conto della sua agenda: “Quanto ai presunti incontri avvenuti a palazzo Chigi sul finire dello scorso mese di gennaio Bertolaso li ha esclusi: il 29 ero all’Aquila, il 30 a Firenze a ritirare un premio, il 31 a Pisa ad incontrare gli alluvionati di quella zona. Aggiungo ancora che tra il primo e il 10 febbraio, data degli arresti mi sono anche concesso un week end a New York con mia figlia. Davvero non sapevo nulla di questa inchiesta: figuratevi se fossi andato a New York sapendo che stava arrivando un terremoto giudiziario di questa portata”.

A proposito dell’articolo pubblicato dall’Espresso sui lavori per il G8 della Maddalena, Bertolaso ha confermato che ne chiese conto a Balducci. “Questi – ha detto Bertolaso – mi rispose su carta intestata del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, mi diede le giustificazioni ed escluse qualsiasi forma di irregolarità “. Ma se quello era il suo braccio destro, come faceva a non sapere nulla Bertolaso, quello stesso che ai primi di febbraio del 2009, in una telefonata a Balducci disse: qui comando io, capito?

Sullo stesso tono di Bertolaso, ecco l’imprenditore Francesco Piscicelli, anche lui a Porta a porta, anche lui indagato per corruzione nella stessa inchiesta, quello che è stato detto ridesse del terremoto dell’Aquila la notte tra il 5 e 6 aprile scorsi. Non è vero, dice ora, non era lui, ma il cognato: “Ho già spiegato più volte che c’è stata un’inversione nella trascrizione dell’intercettazione tra me e mio cognato Pierfrancesco Gagliardi. Quello che diceva di ridere del sisma era lui ma lo faceva solo per via del suo carattere esuberante”. Capito?

Marco Benedetto