Bolzano, via i nomi italiani, Letta come Berlusconi, bisogno di voti Svp?

Pubblicato il 2 Settembre 2013 - 12:01 OLTRE 6 MESI FA

BOLZANO — La vergognosa storia dei nomi italiani destinati a sparire dalle montagne dell’Alto Adige ha subito una svolta tutta patriottica, in senso di Italia:

“Ci hanno pensato residenti e turisti con uno strumento ben poco belligerante: un pennarello indelebile nero”

racconta, con i toni di un Garibaldi, Pierluigi Depentori su Repubblica”. È stato proprio Depentori a rivelare il mini porcellum, una storia di bassa macelleria politica che conferma l’abilità di Luis Durnwalder, il cinismo di Berlusconi e Raffaele Fitto, nonché l’altrettanto cinismo, o dabbenaggine, di Enrico Letta e Graziano del Rio.

Bolzano. Scritti a pennarello i nomi italiani, onta per Berlusconi e Letta

Michaela Biancofiore ride con Berlusconi. Ora scopre la vergogna dei nomi cancellati sui monti dell’Alto Adige

“Negli ultimi giorni, dopo che è stata resa nota l’intesa Stato-Provincia di Bolzano sui 135 nomi italiani di sentieri, montagne e località da eliminare, c’è stata una vera e propria “corsa al ripristino” dei cartelli di montagna dell’Alpenverein, il Cai di lingua tedesca. Ed ecco che, magicamente, il Landshuter Europa-Hütte torna ad essere Rifugio Europa, e il Pfitscher-Joch-Haus ridiventa il caro e vecchio Rifugio Passo di Vizze. Sono decine i cartelli “ripristinati” in incognito e fotografati, e poi messi sui social network o mandati al quotidiano Alto Adige come medaglia da appuntarsi al petto, scatenando ferocissimi dibattiti tra italiani e tedeschi, tra integralisti totali (da ambo le parti) e fautori del bilinguismo, come se si stesse discutendo di un derby di calcio capace di cambiare le sorti del campionato”.

La cronaca di Pierluigi Depentori ha un sapore epico:

“Se capitate sul sentiero che vi porta alla malga di Naturno, sopra Merano, vi potreste imbattere in un cartello ufficiale dell’Avs con scritto Naturnser Alm, solo in tedesco. Siamo sul sentiero 30, vicino alla chiesetta di San Vigilio che dai suoi 1747 metri domina silenziosamente tutta la Venosta. La “banda del pennarello” entra in azione, e scrive a fianco del nome tedesco il toponimo italiano, Malga di Naturno. Qualche giorno dopo, la controimboscata: la “o” finale di Naturno viene trasformata in “s” con un pennarello bianco, e sotto ecco comparire una scritta che coi toponimi ci azzecca ben poco: “Fockn Walsche”, che in dialetto sudtirolese significa “italiani di merda””.

Proprio l’articolo di Pierluigi Depentori su Repubblica del 27 agosto ha scatenato i sentimenti. La parte tedesca di Bolzano era consapevole di avere conseguito una vittoria grazie alla debolezza del Governo di Roma, gli italiani erano consapevoli di avere perpetrato un tradimento, così le due parti avevano optato, pur a quella latitudine, per la via napoletana della aumma aumma.

Scoperti gli altarini, il ministro Graziano Delrio, che ha messo il nome sullo scempio avviato dal collega di destra Raffaele Fitto, ha cercato di smorzare i toni, dicendosi

“«pronto a rimediare, ma lo spirito dell’intesa era all’insegna della convivenza». Ma politici locali — e non solo — sono usciti allo scoperto quasi all’unisono parlando di «accordo romano» passato sopra le loro teste. Il presidente del Cai bolzanino Giuseppe Broggi non ha dubbi: «In quella lista vedo nomi più che usati dalla comunità italiana, tagliarli non ha senso».

“E l’assessore provinciale Roberto Bizzo, uno degli uomini forti del Pd: «Basta agli accordi sottobanco, tra pochi “privilegiati”, la politica esige trasparenza e condivisione». E giù bordate da parte del Pdl, di Sel e delle formazioni locali come Alto Adige nel Cuore e del suo battagliero esponente Alessandro Urzì: «Non si lasci che si compia un gesto di violenza inaudito». Urzì ha anche aperto un gruppo facebook in cui si invitano gli altoatesini a segnalare tutti i casi in cui il bilinguismo non viene rispettato”.

Non avendo per ora problemi di voti Svp per Berlusconi (non ci sono altoatesini tedeschi nella commissione che deve votare su Berlusconi il 9 settembre), si è vegliata anche Michaela Biancofiore del Pdl, sottosegretario del Governo Letta delle larghe intese:

“Ho ordinato 1526 cartelli nuovi per un costo complessivo di circa 9.000 euro che andranno a sostituire quelli che il club alpino Alpenverein con un’azione spudorata e becera ha tolto”.

Come riferisce Pierluigi Depentori, Michaela Biancofiore ha invitato

“tutti i politici, non solo del centrodestra ma anche del centrosinistra e la popolazione ad aiutarla in questa azione di ripristino «con tanto di pinza e martello alla mano»”.

Ma dove era la cara e bella Biancofiore quando il suo collega di partito Raffaele Fitto perpetrava il misfatto? Il problema è che singolari coincidenze legano la storia delle targhe a quella parlamentare recente di Berlusconi. Come ha raccontato Pierluigi Depentori nel suo articolo che ha messo in subbuglio Bolzano e valli, l’operazione è frutto della abilità politica di Luis Durnwalder, presidente della Provincia, forse da tempo sotto pressione dei suoi elettori che odiano gli italiani fingendo di non sapere come vivrebbero se fossero tornati a essere i terroni dell’Austria. Durnwalder colse l’occasione della incetta di voti, che stava facendo Berlusconi per reggere alla mozione di sfiducia del 2010, per aprire la questione della toponomastica bilingue.

Non ci sono documenti, ma solo date, coincidenze e un po’ di ragionamenti: nel 2010 Fitto, ministro di Berlusconi, apre il tavolo, il 14 dicembre Berlusconi ottiene la fiducia e al Senato, dove l’astensione conta come voto contrario, due senatori della Svp (Südtiroler Volkspartei si astengono: danno meno nell’occhio, ma il risultato è sempre quello di contribuire a fermare la mozione di sfiducia contro Berlusconi.

Berlusconi è un volpone di facili promesse, che, ormai lo sanno anche i gatti, non ama mantenerle. Così la trattativa tra Bolzano e Italia è andata avanti per tre anni e guarda caso è riemersa e venuta a conclusione proprio con i Governo Letta, che, come Berlusconi nel 2010, ha un bisogno disperato di voti al Senato. La Svp conta su due senatori, proprio come nel 200. Sarà un caso che dopo tre anni di sonno, Durnwalder si risveglia e vuole chiudere e ottiene dal nuovo Governo, per mano del ministro Graziano Del Rio, quello che Berlusconi gli aveva promesso.