Brexit, avanti con stile. Gentiloni dà la linea, in giacca e cravatta

di Sergio Carli
Pubblicato il 26 Giugno 2016 - 07:18 OLTRE 6 MESI FA
Brexit, avanti con stile. Gentiloni dà la linea, in giacca e cravatta

Brexit, avanti con stile. Gentiloni dà la linea, in giacca e cravatta, anche davanti alla tavola imbandita, mentre gli altri ministriu degli Esteri della vecchia Europa si sono messi a lorto agio in maniche di camicia.

Brexit, andare oltre con ordine e stile. Paolo Gentiloni, ministro degli Esteri del Governo italiano, ha dato lezione di stile ai colleghi ministri degli Esteri europei, riuniti a Berlino per decidere cosa fare dopo Brexit, il voto degli inglesi per uscire dalla Unione Europea. Altro che gli italiani scaciati e scarruffati, Paolo Gentiloni è rimasto in giacca e cravatta per tutta la durata della riunione.
C’erano i ministri dei sei Paesi fondatori della Unione Europea, sei in tutto, Italia inclusa, con Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo. I loro predecessori, più di mezzo secolo fa, firmarono in Campidoglio, a Roma, il patto di fondazione della nuova Europa, pochi anni dopo la fine della terribile guerra mondiale.
A Berlino, seduti attorno a un tavolo ovale, coperto da una spessa tovaglia bianca, con al centro microfoni, cuffie, brioches, succhi di frutta, cibi vari e salsette varie (gli inglesi del Daily Mail hanno fatto gli spiritosi scrivendo di continental breakfast, notoriamente un semplice caffelatte e cornetto, ma si vede che dopo tanta campagna pro Brexit ora un po’ sono disorientati), circondati da pochi stretti collaboratori, si sono guardati in faccia chiedendosi: “È mo’? Che si fa con gli inglesi?”.
C’è che ha detto di cominciare subito e senza indugio i negoziati per l’uscita della Gran Bretagna. C’è chi ha detto di non volere più vedere il primo ministro inglese David Cameron, autore del disastro: mandasse un altro a trattare.
In tutto quel bailamme di emozioni, tutti si sono tolti la giacca, forse anche un po’ accaldati da una precedente passeggiata in giardino.
Ma il nostro Gentiloni è rimasto impassibile, anzi, sorridente, elegantissimo nel suo completo scuro, impeccabile in giacca e cravatta. Forse, venendo dal caldo torrido, 36 gradi, di Roma, i 24 gradi di Berlino gli hanno fatto sentire un brivido di freddo. O forse il brivido era dovuta ai problemi che aspettano Gentiloni e il primo ministro Renzi nelle prossime settimane e mesi.
Mentre si svolgeva la riunione a Berlino, il Messaggero di Roma diffondeva una intervista di Gentiloni a Marco Ventura del Messaggero di Roma, poi rilanciata anche dalla agenzia di stampa Ansa, in cui distillava saggezza:

“La Unione Europea resta l’Unione Europea anche se a 27. Ha 440 milioni di abitanti, è il grandissimo risultato del lavoro di generazioni. Ma quello che è successo non va minimizzato. Il Regno Unito non era solo uno dei 28, aveva un grande peso. Penso ai mercati finanziari e alla sua proiezione internazionale. Il primo tema è come gestire la separazione, il secondo è il futuro, ossia immaginare una nuova architettura dell’Unione».

“La Gran Bretagna deve sbrigarsi a uscire dalla Ue, questo è il messaggio principale che io e i ministri francese e tedesco abbiamo voluto lanciare ai britannici: c’è una procedura che regola l’uscita dall’Unione e noi ci aspettiamo che Londra la attivi rapidamente”.

E un ammonimento tecnico per i vari Grillo e Salvini:

“La regola che non consente di esprimersi attraverso un referendum sui Trattati è una regola costituzionale, quindi non si va molto al di là della propaganda con queste affermazioni. Ma al di là delle minacce, spuntate, di usare l’arma referendaria, è ben lungi da me sottovalutare il rischio di contagio del modello britannico in altri paesi e nella stessa Italia. Questo rischio, anzi, è tale per cui dev’essere mandato un messaggio forte e chiaro di rilancio del progetto dell’Unione da parte dei paesi della Ue”.