Bridget Jones’s Baby, italiani “macchietta” e “da aiutare”

di Alessandro Avico
Pubblicato il 8 Ottobre 2016 - 14:00| Aggiornato il 9 Ottobre 2016 OLTRE 6 MESI FA
Bridget Jones's Baby, italiani "macchietta" e "da aiutare"

Bridget Jones’s Baby, italiani “macchietta” e “da aiutare”

ROMA – Cari italiani, sempre fieri del Tricolore, sempre patriottici, sempre orgogliosi della nostra cucina e tradizioni, sapete come ci vedono in Inghilterra? Non troppo bene. Non solo perchè pare che ogni volta “italiano = siciliano e basta”, ma anche perchè per loro siamo una minoranza da aiutare, paragonati a nord africani o omosessuali. Il che non sarebbe un male ovviamente, ma se pensiamo al modo in cui noi trattiamo marocchini e gay… Il caso estremo di questa visione che va oltre (ma non troppo) “spaghetti, pizza e mandolino”, arriva da un film. In “Bridget Jones’s Baby“, terzo capitolo della saga della donna tanto amata dal mondo femminile per la sua “complicata semplicità”, la regista e sceneggiatrice britannica Sharon Maguire ha voluto inserire un po’ di Italia.

Mettendo per un attimo in secondo piano il ristorante “Gianni’s” con proprietario, cuoco e cameriere che parlano con quell’accento siciliano tipico di quando una commedia Usa o inglese decide di inserire un po’ di Belpaese, c’è una scena che fa capire bene come siamo visti in Inghilterra. La madre della protagonista, conservatrice ultra cattolica negli altri 2 film e all’inizio di questo terzo capitolo, ha una sorta di “epifania” quando scopre la gravidanza della figlia. Decide così di cambiare impostazione alla sua campagna elettorale, aprendo alle minoranze e agli emarginati. Mostra così a Bridget Jones il cartello con il suo nuovo slogan: “Aiutiamo le minoranze come omosessuali, marocchini…e italiani”. Un messaggio chiaro. Gli italiani hanno bisogno di aiuto quando sono in Inghilterra, chiaramente iniziativa lodevole, ma che più che apprezzata andrà a scalfire l’orgoglio dell’italiano stesso.

Di italiani all’estero infatti lo sappiamo, ce ne sono tanti. Tutti integrati, col passare degli anni, tutti con un lavoro stabile nel campo della ristorazione (vedi “Gianni’s” nel film con tanto di Apetta per la consegna delle pizze) nel campo dell’edilizia, dell’imprenditoria e così via. Ce ne sono tanti anche in Inghilterra, stando al messaggio del film, meno integrati o comunque più in difficoltà rispetto a chi ha scelto gli Stati Uniti. Per questo quindi “da aiutare”. Ma l’italiano vuole essere aiutato? E soprattutto l’italiano rimasto in patria sa veramente di cosa significhi essere italiani all’estero? Forse quel cartello della madre di Bridget ha davvero ragione, forse andiamo aiutati. Forse siamo davvero troppo orgogliosi e fieri della nostra terra e delle nostre radici, poco aperti mentalmente verso nuovi orizzonti culinari, sociali, strutturali… Gli altri vanno avanti, noi siamo fermi e quindi abbiamo bisogno di aiuto. Che sia questo il vero messaggio?