Don Camillo e Peppone in tv battono Mentana e le maratone sul voto francese. La Rai prenda nota

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Aprile 2017 - 07:46 OLTRE 6 MESI FA
Don Camillo e Peppone in tv battono Mentana e le maratone sul voto francese. La Rai prenda nota

Don Camillo e Peppone in tv battono Mentana e le maratone sul voto francese. La Rai prenda nota

ROMA – Don Camillo e Peppone in tv battono Mentana e le maratone sul voto francese. La Rai prenda nota. La Sfida Francese (in onda dalle 19 e 30 alle 23) in onda ieri sera su La7 e presentata da Enrico Mentana in studio ha registrato una media di 743.000 telespettatori, pari al 3,4% di share. Lo speciale di prima serata, in onda su Raidue, La Corsa all’Eliseo, è stato visto invece da 850 mila persone. A battere entrambi, un film su Rete 4 riproposto in prima serata per l’ennesima volta: il vecchio Don Camillo e Peppone, simbolo e sintesi di un’Italia che fu, ha battuto entrambe le maratone di approfondimento politico.

Fernandel e Gino Cervi hanno portato a casa più di un milione di spettatori e il 4,5% di share. Siamo dalle parti di un dibattito ormai usurato, quello sul concetto di nazional-popolare che da Gramsci passando per Pippo Baudo ha attraversato le decadi senza che se ne cogliessero appieno significato e implicazioni, estetiche, sociali, politiche.

C’è chi pensa con Gramsci, pochi, che i fatti e i fenomeni culturali che appartengono a ogni strato della società, esprimono i valori più significativi di una nazione. Chi, come l’allora presidente della Rai, il socialista Enrico Manca, pensa che programmi e trasmissioni pensate e già digerite per un pubblico di massa, di basso livello se non al limite del corrivo, segnalano l’appiattimento e il livellamento verso i gradini più infimi dei gusti e degli interessi di un popolo. E lo diceva riferendosi a Pippo Baudo che in realtà gli rispose già allora per le rime.

La missione pedagogica della Rai aveva un senso in un’Italia che doveva fare ancora i conti con l’analfabetismo diffuso, un’Italia dove i parlanti si esprimevano nell’idioma del posto, i mille dialetti che compongono il mosaico linguistico italiano. L’ambizione di cambiare gli italiani, di istruire gli italiani, in una parola dire loro come devono pensare, cosa vedere e non vedere, è un sentimento politico scaduto. La cultura in tv è una contraddizione in termini, checché ne dicano professoroni e intellettuali organici (per restare a Gramsci): avete mai visto la prosa sul piccolo schermo?