Legge elettorale, “Solo il Duce osò tanto”. Di Battista ignora De Gasperi

di Mardy Bum
Pubblicato il 11 Ottobre 2017 - 15:07 OLTRE 6 MESI FA
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Legge elettorale, “Solo il Duce osò tanto”. Di Battista ignora De Gasperi

ROMA – La fiducia sulla legge elettorale è “un atto eversivo, solo il Duce osò tanto”. Ne è convinto Alessandro Di Battista, volto noto e nome di punta del Movimento 5 Stelle. Ne è convinto e vuole convincere chi, troppo ignorante di fascismi e autoritarismi, non sa neppure di cosa parla. Già perché non è affatto vero che solo Mussolini osò fare tanto con la famigerata Legge Acerbo. Lo ha fatto dopo di lui Alcide De Gasperi, quando fu approvata quella che i suoi detrattori chiamarono Legge Truffa e a ben vedere sarebbe un richiamo storico sicuramente più adeguato.

Era il 1953 ed era la prima volta che in Italia si approvava una legge maggioritaria. Fino ad allora il Parlamento veniva eletto con il sistema proporzionale, giudicato più fedele nel rappresentare il corpo elettorale. Erano tempi di alleanze difficili e governi instabili. Di qui l’idea di sperimentare il primo premio di maggioranza che la storia repubblicana abbia conosciuto. Meno drammatico di quello di mussoliniana memoria, il premio allora concepito assegnava alla coalizione di liste che avessero raggiunto il 50% più uno dei voti, un ricco 65% di seggi alla Camera che avrebbe dovuto garantire maggiore governabilità.

Di Battista forse non sa che anche allora fu posta la fiducia e la cosa fece infuriare non poco le opposizioni. Si scatenò una vera e propria rivolta parlamentare, con tanto di lanci di oggetti, proteste e dimissioni in massa. Vi ricorda qualcosa? Non solo, il governo De Gasperi fece anche di peggio, accogliendo la proposta di Oscar Luigi Scalfaro di accelerare le votazioni, andando avanti anche nei giorni festivi, pur di approvare la legge in fretta, in tempo per applicarla già alle elezioni di quell’anno. Peccato che si rivelò un boomerang: alle elezioni la ampia coalizione centrista si fermò al 49,8% e il meccanismo non scattò. La nuova legge fu subito smantellata dal nuovo Parlamento e da allora siamo succubi del proporzionale.

Legge elettorale, fiducia e franchi tiratori.

E’ indubbio che quella di apporre la fiducia sul Rosatellum bis sia stata una scelta difficile, opinabile e pure azzardata. La legge elettorale, la norma che fissa le regole del gioco a cui tutti, volenti o nolenti, partecipano dovrebbe essere scritta a tavolino da tutte le forze in campo. Così facendo il governo rischia l’osso del collo per un testo che non risolve neppure l’annosa questione sulla governabilità. E’ una decisione dettata dalla necessità di blindare il provvedimento, frutto di faticosi equilibri tra maggioranza e opposizione, per evitare che la legge elettorale cada di nuovo sotto i colpi dei franchi tiratori.

Di Battista ignora il passato ma tiene bene a mente il presente: “Ricordiamo che questo Parlamento venne eletto da una legge dichiarata incostituzionale, il porcellum. Poi è stata approvata l’Italicum, anche quella dichiarata incostituzionale. Poi la Corte ci dice, andiamo al voto con questa legge. E invece la legge oggi ci mette la faccia”. Viene da chiedersi con quale legge pensa che si debba tornare alle urne? Se si vota con le due mezze leggi vigenti nessuno avrà la maggioranza per fare un governo e ogni alleanza verrà bollata come inciucio dai grillini.

La fiducia è uno strumento regolamentare che De Gasperi allora e il Pd oggi, sono stati costretti ad usare “contro un’altro strumento regolamentare, arcaico e assurdo, come il voto segreto”, ha giustamente osservato Rosato. Le accuse di fascismo e di incostituzionalità dei vari Di Battista sono allora slogan propagandistici che servono solo a qualificare chi li pronuncia.