M5S, “partito o bocciofila”? Il dubbio del giudice, la causa di Cassimatis a Genova

di Redazione nBlitz
Pubblicato il 3 Aprile 2017 - 10:33 OLTRE 6 MESI FA
M5S, "partito o bocciofila"? Il dubbio del giudice, la causa di Cassimatis a Genova

M5S, “partito o bocciofila”? Il dubbio del giudice, la causa di Cassimatis a Genova

ROMA – M5S, “partito o bocciofila”? Il dubbio del giudice, la causa di Cassimatis a Genova. A parte qualche mal di pancia di Alessandro Di Battista che non si capacita di tanta attenzione per un semplice avviso di garanzia, lui e Beppe Grillo considerano quello del tribunale di Genova un atto dovuto, un piccolo incidente di percorso seguito all’esclusione d’imperio di Marika Cassimatis, il candidato sindaco vincente al voto online delle cosiddette “comunarie” ma inviso ai vertici e quindi depennato con un tratto di penna sul blog. In nome di una democrazia diretta riassumibile nel paternalista “fidatevi di me” del padre-padrone.

E sia, una piccola causa per diffamazione (Cassimatis non ci sta del resto a essere cacciata senza un motivo e ha la sfacciataggine di voler difendere il suo onore) che vuoi che conti nel trionfale cammino verso la vittoria. Però, c’è un altro giudice, stavolta del tribunale civile, che può rovinare più di un sogno di gloria, magari mettendo un freno alle illusioni democratiche di chi gioca con i non-statuti, i non-partiti, in definitiva la non-democrazia. Perché, che cosa diavolo è questa creatura politica a nome Movimento 5 Stelle?

“Non conosciamo la sua regolamentazione – dice Claudio Viazzi, presidente del Tribunale Civile di Genova – né se considerarlo partito, associazione alla pari di un sindacato, una pro-loco o una bocciofila”. Appunto non la conosciamo, o forse facciamo finta di non conoscerla visto che a luglio scorso, quando un collega magistrato civilista, interpellato per la storia delle espulsioni a Napoli, fu categorico sulla vicenda: “Nonostante il Movimento 5 Stelle non si definisca partito politico, e anzi escluda di esserlo, di fatto ogni associazione con articolazioni sul territorio che abbia come fine quello di concorrere alla determinazione della politica nazionale si può definire partito”.

Tertium non datur. Se Grillo e i suoi aspirano a governare le città e il Paese allora sono un partito che non può derogare dagli obblighi costituzionali che ne regolano l’esistenza. Per cui non può imporre multe incostituzionali da 150 mila euro per comprimere il dissenso, non può imporre il vincolo di mandato ai sui deputati in violazione della Costituzione, non può espellere chicchessia secondo il capriccio di un capo che formalmente non presiede, non dirige, non rappresenta, non assume responsabilità. Se invece il Movimento 5 Stelle è un’associazione non riconosciuta, facciano come gli pare ma si rassegnino alla pura testimonianza.

Quanto ai magistrati, non è mai troppo tardi, specie se consideriamo un certo doppiopesismo nei confronti di leader e forze politiche, per esser chiari la disparità eclatante di trattamento tra un Silvio Berlusconi e un Beppe Grillo.

Il primo reduce da qualche migliaio di ispezioni della Guardia di Finanza alle sue aziende, a qualche decina di processi, in definitiva a una damnatio fallita, visto che, nonostante tutto, rimane in piedi e può divenire un fondamentale sostegno alla permanenza di un regime democratico in Italia. Dall’altro Grillo che ha creato un mostro politico, mutuando il peggio dei movimenti populisti del secolo scorso, fascismo e nazismo (non cito il comunismo-leninismo che ebbe tragiche conseguenze, ma non fu mai populista). (Domenico Cacopardo, Italia Oggi)