M5S Zelig acchiappavoti… come la Dc: Casaleggio jr il normalizzatore mira al centro

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Aprile 2017 - 07:00| Aggiornato il 12 Aprile 2017 OLTRE 6 MESI FA
M5S Zelig acchiavoti... come la Dc: Casaleggio jr il normalizzatore mira al centro

M5S Zelig acchiavoti… come la Dc: Casaleggio jr il normalizzatore mira al centro

ROMA – M5S Zelig acchiappavoti… come la Dc: Casaleggio jr il normalizzatore mira al centro. Il 45% degli elettori del MoVimento 5 Stelle non riconosce differenze apprezzabili tra destra e sinistra, quanto a discendenza partitica si dichiara praticamente orfano.

Intorno al centro e fuori dallo spazio politico. Dell’altra metà abbondante del suo elettorato si stimano origini distribuite equamente tra i concorrenti storici e convergenti verso il centro per cui – sostiene Ilvo Diamanti con la sua analisi su Repubblica – “la base del M5s oggi si divide e si colloca, politicamente, intorno al centro e fuori dallo spazio politico”. Come la Dc di un tempo.

Sotto lo stesso tetto l’ambientalista e il leghista. Questa distribuzione del proprio consenso è trasversale, post-partitica ed interclassista. Capace di accogliere l’ambientalista che va in bicicletta, è un mago del riciclo ed è deluso perché non si sente più rappresentato dalla sinistra attuale. Così come leghisti o elettori di destra nemici di ogni immigrazione ma stanchi delle promesse di Berlusconi o entusiasti di un partito visto come fuori dalla palude romana perché giovane, innovatore e puro. Estraneo ai giochi di Palazzo.

Casaleggio jr in campo. Per questo divisioni, lacerazioni interne, correnti e personalismi sono visti come la mala pianta che ha avvelenato i partiti storici. E se vogliono candidarsi a sostituirli se non a spazzarli via, per il MoVimento sarebbe suicida avviarsi su quella strada. Noi non siamo come loro, dicono i grillini ma intanto a Roma era già guerra per bande, tra lombardiani e e dimaiani, tra ortodossi della prima ora e pragmatici allevati dalle parti della Casaleggio e associati.

Per questo è sceso in campo (la metafora risente degli acciacchi dell’età ma sembra insostituibile) il figlio del carismatico Gianroberto, il severo, silente e ordinario Davide Casaleggio, per tutti junior, che ha debuttato pochi giorni fa su La7. In verità – e forse era quello il significato – evento è stato ma solo per i grillini perché gli altri hanno preferito cambiare canale visto che è sceso sotto la media solita degli ascolti di Lilli Gruber.

Un mezzo flop che è servito però a normalizzare il Movimento in vista dell’appuntamento elettorale. Normalizzare i rapporti all’interno perché non è pensabile una sfida Di Maio-Casaleggio. Cioè: fate i bravi, non litigate e fate quello che Grillo e Casaleggio dispongono altrimenti in corsa entra anche Davide e la questione finisce là.

Normalizzare l’immagine un po’ naif del Movimento all’esterno offrendo il profilo di una leadership sicura, aliena da avventurismi e salti nel buio. E ancorata saldamente al centro politico senza prender mai posizione netta sui temi più caldi, dall’euro ai migranti.

Migranti, euro… M5S evita di esporsi. E infatti, esattamente come finora accaduto, Casaleggio junior in tv deve fare i conti con un sostegno differenziato, come la vecchia Dc e quindi evitare come la peste priorità specifiche è una scelta strategica obbligata. Meglio parlare delle sorti magnifiche e progressive della democrazia diretta coltivata nel laboratorio Rousseau…

Al nord, per dire, forse nessuno guarda all’esperienza finora fallimentare di Roma che i più reputano ingovernabile per definizione: partite Iva, imprenditori medi e piccoli che non voteranno mai gli ex comunisti, sono il vero obiettivo, basta ascoltare Massimo Colomban, l’emissario nordista inviato a predicare nell’amministrazione capitolina il verbo del pragmatismo.

“Berlusconi ha tradito un sogno di rinnovamento e le speranze degli imprenditori. Ha avuto una grande occasione, ma ha finito per illudere molti italiani, anche perché aveva un problema di conflitti di interesse non proprio piccolo. Io ho una visione un po’ più liberalsociale, e ho sempre distribuito gli utili alla mia azienda. Ma di sicuro Berlusconi è stato un punto di riferimento degli imprenditori. E i 5 Stelle potrebbero realizzare quello che lui non è riuscito a fare, con una maggiore attenzione al sociale”. (La Stampa)