Maria Elena Boschi in palestra. Si fa forte per il Pd, fra appalti e lobby

di Sergio Carli
Pubblicato il 4 Agosto 2017 - 14:39 OLTRE 6 MESI FA
Maria Elena Boschi in palestra. Si fa forte per il Pd, fra appalti e lobby

Maria Elena Boschi in palestra. Si fa forte per il Pd, fra appalti e lobby (Foto Instagram)

ROMA – Da Cronaca Oggi, Notizie da Italia e mondo scelte da Marco Benedetto. Il Pd può stare tranquillo. Maria Elena Boschi è in grande forma, tonica e muscolosa e ce lo fa sapere via Instagram. Eccola che si allena in palestra.

Ha ragione la giovane e bella sottosegretaria di Stato a allenarsi. Ci vuole forza e coraggio per tenere botta.

A Milano è stato rimosso il capo dei Vigili per una intercettazione. Lui, Antonio Barbato, dice: ma come, io trasferito senza essere mai interrogato, il comandante dei carabinieri, indagato, è ancora lì. Dall’inchiesta solo fantasie, non escludo di far partire diverse cause per diffamazione. Le contraddizioni della sinistra…. Fosse successo a Roma… Ricordate il caos di Ignazio Marino? Ma il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, sentito il  Comitato per la legalità e la trasparenza, che è presieduto da Gherardo Colombo, ex di mani pulite, è inflessibile: “Ha fatto una sciocchezza, destinato ad altro incarico”.

La storia è contorta. 1. Antonio Barbato non risulta indagato; 2. il comitato di Colombo lo ha condannato perché disse sì, senza poi dare seguito, alla proposta di un tal Domenico Palmieri, offertosi di pedinare un sindacalista in odore di abuso di permessi. Prezzo del servizio: informazioni su una gara d’appalto; 3. chi è Palmieri? un sindacalista o un “facilitatore della cosca catanese Laudani? A leggere il Giorno e le varie versioni che riporta si può pensare che è entrambe le cose. Il giornale sembra basarsi non solo su dichiarazioni degli interessati ma anche su notizie della Procura della Repubblica. Il Comitato si accontenta del fatto che

“il solo ipotizzare di poter accettare l’ipotesi che una società di security faccia pedinare un proprio collega, depone in senso avverso alla correttezza che un comandante deve avere”.

A leggere bene c’è parecchio di più. Ma qui siamo al Nord, a Milano. Basta la “sciocchezza” di un pedinamento. E gli appalti di cui si parlava nella telefonata della sciocchezza?

Ma l’Italia è il Paese del birignao, del “sì ma il modo…”. Siamo il Paese dei diritti. La sostanza dei problemi è una invariante. Leggete questo commento di un importante giurista, Vladimiro Zagrebelsky (“Il caso Stampa è una lezione di democrazia”), su un caso che ha coinvolto la Stampa di Torino. Certo è grave la perquisizione ingiusta a casa e in ufficio di un giornalista. (Anche se nessuno disse nulla quando la Boldrini fece sequestrare pagine internet che ritraevano una sua sosia in nome di una diffamazione che la Costituzione esclude come causa di sequestro). Ma lo scandalo non è nella fuga di documenti e nell’ingiusto intervento, ma che nessuno dica niente della lobby pd denunciata nell’articolo.

La politica è sporca, dicevano gli antichi. E le sue regole sono universali. Negli Usa, il governatore del West Virginia, Jim Justice, eletto lo scorso anno tra i democratici, ha annunciato che cambia partito e passa tra le file dei repubblicani. “I democratici mi hanno mollato”. Justice si era candidato e era stato eletto tra i democratici nel 2016 ma non aveva mia appoggiato la candidata del partito alle presidenziali, Hillary Clinton. Trump ha conquistato il West Virginia nelle presidenziali con il più grande margine di vittoria su Hillary Clinton tra tutti gli stati in cui il tycoon ha prevalso. Il marito della Clinton, l’ex presidente Bill Clinto, è il vero padrone del Pd americano. Controlla i finanziamenti e la cassa.