Boschi e Renzi, svelato il giallo del trappolone a Gentiloni sulla mozione anti Visco

di Sergio Carli
Pubblicato il 19 Ottobre 2017 - 12:55 OLTRE 6 MESI FA
Maria Elena Boschi e Renzi, mozione contro Visco trappola per Gentiloni

Maria Elena Boschi e Renzi, mozione contro Visco trappola per Gentiloni

Trappola di Maria Elena Boschi a Paolo Gentiloni? Lo si legge fra le righe, incrociando due articoli sul siluro lanciato da Matteo Renzi, nella qualità di segretario del Pd, a Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia. Secondo Renzi, Visco è colpevole delle malefatte delle banche italiane. Non nomina quali, ma tutti pensano subito a Mps, dove le varie mutazioni del Pci hanno fatto carne di porco, e a Banca Etruria, da dove più di uno schizzo ha infangato il padre della Boschi stessa. Come se uno che si butta sotto un tram desse la colpa al vigile che non lo ha fermato in tempo. “Banca Etruria è colpa di Visco”, l’ex premier Renzi insiste contro Bankitalia 

L’atto formale con cui Renzi ha dichiarato guerra a Visco è una mozione parlamentare. Molti l’hanno vista come uno sgambetto di Renzi a Gentiloni, il quale ha fatto mostra di non saperne nulla. Renzi ha controbattuto:

«Il governo non era semplicemente informato: era d’accordo. La mozione parlamentare non solo era nota al governo, ma come sa chi conosce il diritto parlamentare questa mozione prevedeva che il governo desse un parere. Che c’è stato. Ed è stato positivo. L’esecutivo è composto da persone serie, non danno parere positivo senza sapere di cosa stanno parlando. Dunque: è evidente che il governo sapesse e che anche fosse d’accordo”.

Per i titoli dei giornali, Governo è Gentiloni:

Quotidiano Nazionale:

“Gentiloni sapeva ed era d’accordo

Repubblica:

“Gentiloni sapeva ed era d’accordo”.

Ma se leggete il testo che sostiene quel titolo, Renzi non parla di Gentiloni ma di Governo. E, come spiega Repubblica stessa, nella edizione cartacea, si scrive Governo ma si deve leggere Boschi. Francesco Manacorda ricostruisce così il mistero e svela il giallo:
“A scrivere il testo della mozione Pd che attaccava il vertice di Bankitalia e chiedeva i presupposti per «una nuova fiducia nell’istituzione» – è infatti la ricostruzione che si fa a Palazzo Chigi – è stato il capogruppo del Pd alla camera Ettore Rosato con la fattiva collaborazione della sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi; proprio lei avrebbe aggiunto alcuni punti di suo pugno a una mozione che suonava come uno schiaffo a Visco e a Bankitalia. Peccato che Rosato abbia assicurato – prosegue la ricostruzione – alla presidenza del gruppo Pd che il testo fosse ovviamente noto anche al governo mentre così non era. E davvero peccato che la Boschi si sia ben guardata dall’informare i suoi compagni di governo come lo stesso Gentiloni e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, per non parlare del Presidente della Repubblica”.
Martedì alla Camera si è spezzato il filo di fiducia che ancora teneva legato il presidente del Consiglio e il segretario del Pd, suo azionista di maggioranza.
Alla irritazione di Gentiloni si aggiunge quella del Presidente Sergio Mattarella, che già martedì pomeriggio dopo la mozione Pd con 213 voti a favore era dovuto intervenire con parole nette per sottolineare la necessità di preservare una Banca d’Italia autonoma e indipendente. E poi ci sono le telefonate preoccupate arrivate nelle stesse ore a Roma dalla Banca centrale europea e il fuoco di sbarramento che Renzi ha incontrato e incontra anche da esponenti di primissimo piano del suo partito. Ecco così che tutto sembra allinearsi per la riconferma di Visco. Questa, del resto, era già l’accordo informale raggiunto tra Palazzo Chigi e il Colle. E questo è stato forse l’innesco che ha spinto Renzi a dare fuoco alle micce.

Nei prossimi giorni, dunque, non sono da escludersi altri attacchi da parte di Renzi e nuove dimostrazioni di resistenza da parte di Palazzo Chigi. Visco, mentre anche ieri si addensavano voci interessate su un suo possibile passo indietro o sulla scelta volontaria di un mandato “a tempo” inferiore ai sei anni della legge, non ha alcuna intenzione di fare mosse di questo genere. Sa che probabilmente il suo prossimo mandato è a rischio di polemiche fortissime; è conscio che qualsiasi nuova crisi bancaria porterebbe nuovi attacchi politici contro via Nazionale – con il Pd in testa – ma non pensa che questo possa essere un ostacolo.