Ministra o ministro? Se anche il sindacato dei giornalisti piega la schiena e si adegua…

di Sergio Carli
Pubblicato il 3 Agosto 2017 - 09:54 OLTRE 6 MESI FA
Ministra o ministro? Se anche il sindacato dei giornalisti piega la schiena e si adegua...

Ministra o ministro? Se anche il sindacato dei giornalisti piega la schiena e si adegua…

Un comunicato del sindacato dei giornalisti, la Fnsi, Federazione nazionale della stampa, dà il senso di dove ci siamo inoltati in Italia nella selva del ridicolo.  In ossequio alla moda imposta da Laura Boldrini che il presidente se è donna deve essere presidentessa, il comunicato dei giornalisti si riferisce a Marianna Madia come ministra. Poi però lo stesso documento parla del giornalista senza sfumature. Dice proprio: del giornalista, senza fare riferimento, come vorrebbe la nuova etichetta, al  alla giornalista. Sarebbe stato anche meglio, visto che giornalista finisce in a come ministra, chiamare giornalisto il maschio e quindi scrivere della giornalista e del giornalisto, visto che le donne sono pari ma i maschi sono comunque tenuti alle regole della cavalleria, pena la gogna femminista.

Questa è l’ultima piega di una involuzione di gente che pensa di essere di sinistra e pensa che essere di sinistra sia occuparsi di queste cose qui. Si sono impadroniti della sinistra nella grande deregulation reganian-dalemiana, sono andati per fratte e hanno lasciato i voti a Beppe Grillo e alla Lega, salvo doverli poi rincorrere con provvedimenti ridicoli e ingiusti come quello dei vitalizi.

Quando ascoltavamo, chi c’era, gli strafalcioni di Frassica a avanti tutta, ridevamo di gusto. Ora si prendono tanto sul serio, queste coartatrici della lingua italiana, che in una conferenza stampa Valeria Fedeli, ministro della istruzione con un curriculum quanto meno controverso, ha apostrofato un povero giornalista che le si era rivolto chiamandola ministro con un perentorio mi chiami ministra. E quel poveretto, confuso e pentito, fantozzianamente chiese perdono.
Questo pasticcetto del genere maschio femmina non è solo italiano. Il politicamente corretto nasce in America. Loro non hanno il problema della desinenza, perché in genere le loro parole finiscono in consonante e sono uguali per uomo e donna e bambino (che in inglese  it, neutro). Avevano però il problema del portavoce, da noi buono per ambo i sessi ma che in inglese faceva spokesman. L’hanno risolto con spokesperson, che va bene per tutti, o spokeswoman. Ma si tratta di una inezia. Se avessero eletto la infausta Hillary Clinton presidente, sarebbe stata sempre The President anche se poi le si sarebbero rivolti con Mrs. President o Ms. President, come usano fare di recente per non fare distinzioni fra zitelle e maritate.
Soprano ha acquisito in America, dopo i telefilm col mafioso Tony Soprano, un tono losco italiano. Ma per chi frequenta i grandi teatri americani soprano è la donna che fa gli acuti. In Italia si dice il soprano, anche se è donna, perché nei secoli passati era un uomo, un po’ evirato, come Farinelli. Per fortuna Boldrini, Fedeli e c. non sembrano frequentare l’opera
Resta aperto il problema trans. Il Trans? La Trans. Quando avremo un ministro trans, come lo o la appelleremo?