Pensioni dei magistrati, balletto delle età: da 75 a 70 anni, ora 72 ma forse per qualcuno un po’ di più

di Sergio Carli
Pubblicato il 20 Agosto 2016 - 13:08 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni dei magistrati, balletto delle età: da 75 a 70 anni, ora 72 ma forse per qualcuno un po' di più

Pensioni dei magistrati, balletto delle età: da 75 a 70 anni, ora 72 ma forse per qualcuno un po’ di più

Pensione per i magistrati? Può attendere. Era 75 anni il limite, poi ridotto a 70, poi rialzato a 72, ora Renzi vorrebbe prolungare ulteriormente i termini di scadenza del servizio, magari non proprio per tutti, ma almeno per alcuni di loro, quelli ai vertici dell’ordinamento giudiziario, proprio sì.

Mentre la stragrande maggioranza degli italiani vuole andare in pensione il più presto possibile e resiste contro gli sforzi dei Governi, da un po’ d’anni in qua, per mandarli in pensione il più tardi possibile, i magistrati e il loro sindacato insistono per andarci tardi, molto tardi. Quando Renzi anticipò il pensionamento dei giudici a 70 anni scoppiò una rivolta, tanto che Renzi fu costretto a una mezza marcia indietro. Ora vorrebbe fare di più, anche se le ragioni con cui Valentina Errante del Messaggero motiva la scelta non sembrano a tenuta ermetica.

È vero che una cosa sono i lavori manuali o a alta intensità operativa (operaio, autista, commesso, impiegato d’ordine) un’altra sono i lavori intellettuali (giornalista, insegnante, manager, magistrato). Le loro evoluzioni si incrociano. I primi con gli anni accumulano stanchezza, non vedono l’ora di smettere, di occuparsi di altre cose, sviluppare hobby accantonati per una mezza vita, dedicarsi ai nipotini e all’orto. I più o meno intellettuali vedono con gli anni crescere la loro esperienza e il loro equilibrio, soprattutto vedono con orrore la contemplazione del vuoto che li aspetta. I lavori manuali non sono per loro, la pensione non basta mai. Certo con l’età cala anche la produttività e poi diciamocelo a 70 anni suonati uno o una sono inesorabilmente vecchi e con la vecchiaia vengono immobilismo, difesa dello statu quo e rifiuto di ogni cambiamento. È la legge della vita, non si sfugge. Per questo gli americani ci danno un taglio netto a 65 anni e in Fiat più o meno a 60. E probabilmente per questo anche, nel tentativo di svecchiare e rinvigorire la magistratura e rafforzarne la efficienza, probabilmente Renzi ha incluso fra le sue sempre più mitiche riforme quella della pensione anticipata, si fa per dire, a 70 anni dei giudici.

Perché il contrordine compagni che sembra essere partito proprio dallo stesso Renzi che vorrebbe portare il testo di un decreto legge in Consiglio dei ministri già la prossima settimana? L’idea sa tanto di ad personam, nel solco del vecchio clientelismo democristiano. Non sarebbe una modifica strutturale alla legge ma una misura transitoria: “Il decreto temporaneo riguarderebbe soprattutto le posizioni del Procuratore generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo, e del primo presidente della Suprema Corte, Giovanni Canzio. Un’idea che non trova tutti d’accordo. Non solo tra le toghe, che vorrebbero criteri certi e duraturi, ma anche all’interno del governo. Pare che la proposta non venga accolta con troppo favore neppure dal Ministero di Giustizia”.

Le spiegazioni che riporta la Errante non sono molto convincenti e riconducono a due ordini di ragioni:

1. I vertici della magistratura sono stati rinnovati da poco e non sembra bello cambiarli tanto presto.

2. Alcuni uffici, in caso di cambiamento a breve del capo, non sarebbero praticamente in grado di funzionare più.

Il timore, riferisce Valentina Errante, “è che in assenza di un prolungamento delle misure, che posticiperebbero l’età pensionabile, si creino «buchi» negli uffici giudiziari, nell’ordine di 250-300 posti, e tra queste ci sono anche posizioni di peso, come quelle di Ciccolo, e Canzio, classe 45 che ha assunto l’incarico a dicembre 2015 e si troverebbe a fare le valigie dopo un solo anno”.

Potevano pensarci quando lo hanno scelto, che un capo rimanga al suo posto meno del dovuto e del necessario è una possibile conseguenza di scelte fatte col criterio della anzianità, cioè non scelte. Se però si adottassero misure transitorie e ad hoc, sarebbero alti i rischi di ricorsi e di inconstituzionalità.
La Associazione nazionale magistrati, il sindacato della categoria, non sarebbe contraria ma per gente che vive di codici e leggi un po’ di razionalità quanto meno formale si impone. La Anm chiede una norma definitiva alla quale fare riferimento proprio per evitare che i continui cambiamenti creino problemi nell’organizzazione degli uffici e auspica un provvedimento definitivo, con la pensione a 72 anni considerata “un ottimo compromesso: l’ultima modifica è appena entrata in vigore e adesso una norma transitoria renderebbe difficile l’organizzazione. in mancanza di criteri certi non è possibile neppure bandire i concorsi per gli incarichi direttivi, che certo non tutti possono ricoprire. C’è bisogno di prospettive di lunga durata».

Si prevede che, nel 2017, oltre ai vertici della Cassazione, debbano ritirarsi per limiti di età un buon numero di capi di uffici giudiziari, oltre ai vertici della Cassazione, anche il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti (che compirà 70 anni a novembre) e il procuratore capo della Repubblica di Napoli, Giovanni Colangelo.

La Procura Antimafia, chiosa Valentina Errante, oltre a seguire delicate indagini contro la criminalità organizzata, ha avviato solo da pochi mesi, in base a nuovi poteri ricevuti, il coordinamento delle azioni di contrasto al terrorismo internazionale e Napoli è la più grande procura italiana per numero di sostituti.

Viene da chiedersi: possibile che fra tutti quei magistrati, non ce ne sia qualcuno in grado di portare avanti il lavoro con competenza e determinazione?