Referendum: se Monti è per il “No” vincerà “Si”, prevedono i suoi ex di Scelta Civica

Pubblicato il 24 Ottobre 2016 - 07:44 OLTRE 6 MESI FA
Referendum: se Monti è per il "No" vincerà "Si", prevedono i suoi ex di Scelta Civica

Referendum: se Monti è per il “No” vincerà “Si”, prevedono i suoi ex di Scelta Civica. Nel grafico, l’effetto Monti sulla disoccupazione in Italia quando fu capo del Governo dal 2011 al 2013

(ANSA) Referendum: Monti è per il “No”? Allora vincerà il “Si”, prevede Marco Marcolin, deputato di Scelta Civica, il partito fondato da Mario Monti quando ancora i giornali lo chiamavano Supermario e prima che gli italianim resisi conto del disastro da lui fatto, lo punissero severamente alle elezioni del 2013.

In una dichiarazione alle agenzie, Marco Marcolin ha affermato:

“Visti i falliti tentativi di distruggere prima l’Italia e poi un partito che da quando si è liberato di lui ha iniziato a lavorare per il bene del Paese, il sostegno di Mario Monti per il “No” al referendum è garanzia di vittoria per il “Sì”. Fossi nei panni dei sostenitori del “No” mi sbrigherei a fare scorta di cornetti napoletani”.

In preda a un attacco di odio incomprensibile e ingiustificato, Monti ha dichiarato:

“Questa riforma costituzionale non mi piace. Per la prima volta in Italia assistiamo non a un voto di scambio politico ma a un “voto di scambio costituzionale”. I “veri” costi della politica sono quelli delle decisioni politiche prese considerando solo il consenso che portano e non pensati in vista del futuro del Paese”.

Mario Monti era diventato primo ministro con una operazione politicamente discutibile, che solo un beniamino dell opinione pubblica come Giorgio Napolitano si è potuto consentire uscendone indenne: nominato senatore a vita senza nessuna logica né particolare merito (difficile paragonarlo a Renzo Piano o alla Levi Montalcini o a Claudio Abbado), ha preso il posto di Berlusconi al culmine della crisi nazionale (Ruby e Olgettine) e internazionale (sfiducia nella capacità di riforme, spread alle stelle) che ha posto fine al ventennio. Non potendo aprire una crisi al buio, che lo avebbe portato dritto a San Vittore, Berlusconi, all’epoca titolare del partito di maggioranza relativa, il Pdl, contrattò con Napolitano le sue dimissioni in cambio di un successore di sua fiducia, appunto Monti, che lo stesso Berlusconi aveva designato a commissario europeo nel 1994.

A Monti si possono attribuire alcune delle più disastrose iniziative del Governo italiano in tempi recenti, a partire dai famosi blitz della Guardia di Finanza nelle località turistiche e nei porti, che fra le altre cose hanno distrutto una industria da 5 miliardi di euro, la nautica da diporto in Italia.

Con Monti il tasso di disoccupazione, salito dal 6,3 per cento pre crisi al 8,5% del 2010, poi sceso nell’ultimo periodo di Berlusconi al7,7%, con Monti è schizzato al 12% acquisendo una spinta che lo ha fatto arrivare al 13 con i governi successivi; solo con Renzi e il Job’s Act ha iniziato a scendere.

Per rendersi conto del disastroso effetto di Monti sulla occupazione in Italia basta cliccare qui e vedere in grafico interattivo di Google. Qui per l’effetto sul Pil totale, qui per l’effetto sul Pil pro capite: Monti ci ha fatto diventare tutti un po’ più poveri già una volta, perseverare sarebbe…