Riforme lavoro latitano in tutta Europa, non solo in Italia. Financial Times

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Gennaio 2015 - 12:17 OLTRE 6 MESI FA
Riforme lavoro assenti in Europa, non solo in Italia. Financial Times

Riforme lavoro assenti in Europa, non solo in Italia. Financial Times

ROMA – Riforme lavoro assenti in tutta Europa, non solo in Italia. Financial Times. Nella conferenza stampa congiunta di oggi a Firenze, Renzi e Merkel, ponendo l’enfasi sulla necessità e l’improrogabilità delle riforme, a a partire da quella sul mercato del lavoro, sembrano dar ragione non solo a Draghi che non smette di ricordarlo anche quando imbraccia il bazooka da 1000 miliardi di euro, ma anche al Financial Times che, mentre elogia la mossa Bce, non nasconde le preoccupazioni per l’assenza di vere riforme, spesso più enunciate che messe in pratica.

Gavyn Davies sul quotidiano della City londinese riconosce i meriti e le potenzialità di una misura, il quantitative easing, giunta perfino troppo tardi. Loda il primo vero atto di emancipazione dalla sovranità tedesca esercitata dal modello Bundesbank. E crede che si possano immaginare tassi di crescita in salita come successe, inaspettatamente e con il malcelato disappunto dei pessimisti di professione, nel 2013 dopo le manovre di espansione monetaria promossi dalle banche centrali americana e inglese. Ma, appunto, qui casca l’asino: l’Europa, si badi bene tutta, Francia e Germania comprese e non solo l’Italia o qualche altro Piig, non è la Gran Bretagna né gli Stati Uniti.

L’assenza di riforme strutturali nei mercati del lavoro e della produzione assume l’implicita tendenza a un tasso di crescita strutturalmente inferiore all’1%, meno della metà che in Usa. Non è chiaro perché i critici keynesiani (favorevoli all’espansione monetaria, ndr.) della Germania siano così riluttanti a riconoscere che le riforme strutturali e gli aggiustamenti monetari non siano ambiti separati, ognuno con la sua pertinenza esclusiva. Di fatto l’uno deve rafforzare l’altro, come ha insistito anche oggi  (ieri, ndr.) Mario Draghi. (Gavyn Davies, Financial Times)