Roma, quartiere a luci rosse. Per una volta che Marino ha un’idea, il Pd lo stoppa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Febbraio 2015 - 13:21| Aggiornato il 6 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA
Il sindaco di Roma Ignazio Marino (foto Lapresse)

Il sindaco di Roma Ignazio Marino (foto Lapresse)

ROMA – Sulla possibilità di istituire un mini quartiere a luci rosse all’Eur  – idea del presidente del IX municipio Andrea Santoro con la benedizione di Ignazio Marino – si è alzato un muro di proteste, opposizioni e rigide analisi. Ad incalzare il sindaco di Roma il suo stesso partito. “La proposta di creare aree dedicate alla prostituzione è da respingere con fermezza” scrivono due deputate Pd: Lorenza Bonaccorsi, membro della segretaria nazionale e Fabrizia Giuliani. Critiche anche dal Vaticano. L’Osservatore romano, con un editoriale firmato suor Eugenia Bonetti – scrive che quella di Marino “è una decisione che è espressione dell’incapacità di guardare in faccia il fenomeno nella sua complessità e drammaticità, di prendere misure adeguate per contrastare il traffico, di operare, anche e soprattutto a livello culturale, contro la mercificazione delle donne“. “Siamo in un momento in cui possiamo davvero cambiare le cose – ha scritto ieri Santoro su Facebook replicando alle polemiche – Possiamo essere quelli che riescono a dire basta alla tratta di vite umane. Anzi, possiamo essere quelli che lo fanno, non solo lo dicono”. Contro il quartiere a luci rosse però si è schierato anche il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro: “Le zonizzazioni non si possono fare, perché significherebbe ammettere la prostituzione. Nel momento in cui si indicano delle zone significa favoreggiamento: questo è illegale”.

Contro il progetto si è schierata anche Dacia Maraini sul Corriere della Sera con un articolo pubblicato martedì 10 febbraio: “Non servono ghetti ma lezioni a scuola”. “È chiaro – scrive Dacia Maraini – che nessuno pensa di eliminare con rapide mosse la prostituzione, pratica mondiale legata alla povertà e alla violenza sessuale ed economica, ma pensare di risolvere le cose creando ghetti cittadini è a dir poco ingenuo (…) Senza ricorrere alle manette, che servono poco, sarebbe importante impostare una vasta campagna di informazione sugli ultimi dati del mercato, di cui quasi sempre i bravi frequentatori di prostitute dicono di non sapere niente. Sarebbe urgente anche nelle scuole educare alla cura dei sentimenti, criticando la pratica del consumo, che implica l’usa e getta non solo delle braccia e delle menti di chi lavora in nero, ma anche la mercificazione della parte più intima e sensibile del corpo umano, ovvero il sesso”.