Sergio Mattarella, Berlusconi al telefono: “Non ce l’ho con lei”, “Sì capisco”

Pubblicato il 31 Gennaio 2015 - 14:31 OLTRE 6 MESI FA
Sergio Mattarella, Berlusconi al telefono: "Non ce l'ho con lei", "Sì capisco"

Quattro minuti di stangin ovation hanno segnato il momento in cui Sergio Mattarella ha raggiunto il minimo dei voti necessari per diventare Presidente della Repubblica

ROMA – Ci aveva azzeccato chi aveva immaginato totale freddezza da parte di Sergio Mattarella al telefono con Berlusconi furioso. La conferma viene da Fabrizio Roncone sul Corriere della Sera, che ha raccolto dettagli intriganti sul colloquio.

Era improntato alla massima freddezza, che poi è un indice di sincerità da ambe le parti. Dopo l’elezione, Berlusconi ha inviato a Sergio Mattarella un telegramma di congratulazioni. I telegrammi sono il modo più freddo e impersonale per trasmettere congratulazioni e condoglianze.

La telefonata arriva a Mattarella da Gianni Letta. Dopo un po’ di convenevoli e di gentilezze,

“ad un certo punto, Letta dice: «Posso passarti una persona?»”.

Qui Fabrizio Roncone non l’azzecca, immaginando il tono di Berlusconi:

“La disinvoltura, l’empatia che si fonde alla franchezza, in certe situazioni è sempre stata la sua grande arma segreta”.

In realtà Berlusconi è prima di tutto il principe dei venditori, di quelli che se gli dici il peggiore insulto ti danno ragione pur di venderti un set di spazzole. Si può quindi immaginare che parlasse a denti stretti, con quella finta cordialità che gli è spesso tipica, mentre dentro di sé pensa il peggio dell’interlocutore o nella migliore delle ipotesi il modo di come abbindolarlo. Prosegue Fabrizio Roncone:

“Si danno, ovviamente, del lei.
«Caro Mattarella, vorrei solo dirle che non ho nulla nei suoi confronti, davvero non c’è niente di personale… e lasciamo stare, mi creda, anche certe storie, quello che accadde tra noi tanti anni fa ai tempi della legge Mammì…» (è la legge che lanciò l’impero Fininvest e per la quale, in segno di protesta, Mattarella si dimise da ministro del governo presieduto da Giulio Andreotti: era la sera del 26 luglio 1990).
Mattarella, muto.
«Purtroppo noi non possiamo tollerare certi metodi del premier Renzi… l’idea dell’imposizione, del non condividere, ecco, questo ci crea dei conseguenti gravi problemi politici».
Mattarella: «Sì, capisco…» (la voce come un soffio).
Ancora Berlusconi: «Però, guardi: per dimostrarle rispetto, lei è persona di alto profilo, degnissima, le prometto che noi non faremo, in sede di voto, il nome di un altro candidato. Noi: o voteremo scheda bianca o usciremo dall’Aula»”.