Smog, il blocco auto serve? Ecco cosa inquina davvero…

di Marco Benedetto
Pubblicato il 27 Dicembre 2015 - 06:47 OLTRE 6 MESI FA
Smog, il blocco auto serve? Ecco cosa inquina davvero...

Smog, il blocco delle auto serve? Ecco cosa inquina davvero: bus, caldaie, navi, impianti industriali…

ROMA – Il blocco delle auto, totale o parziale, per abbattere lo smog, è una misura fastidiosa, che danneggia soprattutto i più poveri, che limita la libertà di movimento dei cittadini, che serve ben poco fatta così. La prova che smog e polveri sottili non sono soltanto colpa delle auto è a Venezia, dove le auto non circolano, si usano i vaporetti  come mezzi pubblici,  eppure c’è lo smog.

La lotta allo inquinamento atmosferico richiede un approccio complessivo e ampio, che contrasti tutte le cause di smog, imponendo limiti e regole severe, non solo di circolazione, ai veicoli con motore diesel, che imponga livelli di emissione bassi ai sistemi e agli impianti di riscaldamento e condizionamento e agli impianti industriali. E anche alle automobili: non per tenerle ferme ma per renderle meno inquinanti.

Fra le auto, nessuno ha il coraggio di indicare il principale colpevole, “the real villain“, il diesel, che è anche, il diesel, il motore che muove camion e bus, da soli un quinto del parco auto mondiale.

Si preferisce bloccare le auto invece di intervenire a monte, rendendole meno inquinanti e, peggio ancora, si propone come alternativa il mezzo più inquinante di tutti, il bus, di cui è costituito il parco dei trasporti pubblici.

Nell’attesa che misure regolamentari siano varate e abbiano efficacia, Dio solo sa quando, servono interventi drastici, come hanno fatto a Napoli dove hanno abbassato i parametri del carburante delle navi, o a Venezia, dove hanno limitato le ore di riscaldamento. Bisogna bloccare fuori dalle città i pullman turistici, che ognuno di noi, se ci fa caso, può vedere che restano fermi per ore ma col motore acceso per tenere le cabine fresche o calde secondo le stagioni e quindi inquinano (poco o tanto non si sa) anche senza muoversi. Immaginiamo cosa può succedere a Roma, dove hanno adattato a parcheggio per i bus turistici i viali di villa Borghese, dove però se passi con la tua auto privata rischi quasi il carcere..

Gli autobus del servizio pubblico si devono bloccare in officina fino a che non siano messi a norma, si devono fermare i motorini più inquinanti, bisogna dare incentivi sostanziosi per ammodernare gli impianti di riscaldamento, mandare migliaia di persone a controllare chi inquina e dare multe pesanti a chi riscalda case e palazzi con impianti inquinanti, proibire l’uso di carbone e carbonella e legna nelle stufe e nei forni, come ha fatto il sindaco Antonio Falcone di San Vitaliano (Napoli), considerato il comune più inquinato d’Italia, il quale ha preso una decisione coraggiosa ed impopolare proibendo di fare pizza e pane con forni a legna.

Il blocco delle auto che in questi giorni di nebbia, siccità e polveri sottili paralizza l’Italia è una grande bufala. Diciamo di più, è una misura odiosa e classista che penalizza i più poveri, quelli che possiedono una sola auto in famiglia e non possono permettersi il “lusso” di cambiarla con la frequenza che impone la griglia degli euro 2, 3, 4, 5, 6.

C’è poca trasparenza nei provvedimenti anti auto. Nessuno ci ha mai dato numeri precisi e dettagliati su quanto contribuiscano a inquinare l’atmosfera tutte, ma proprio tutte, le componenti. Si parla di valori globali, si propongono misure parziali senza nessun riscontro, si fa la danza della pioggia sperando che il Padreterno rimedi lui il guaio.

Viene il dubbio che molto di questo tramestare con polveri sottili, statistiche, non si sa su cosa basate, di morti per inquinamento e blocchi pari e dispari dipenda anche dalla necessità di mostrare che qualcosa gli uffici preposti fanno, che non scaldano migliaia di sedie pagate con le nostre tasse.

Resta la domanda: a che serve il blocco delle auto?

Serve, nelle intenzioni dei tecnici comunali di Roma che per primi diedero il via alle domeniche a piedi ai tempi di Walter Veltroni in cerca di consensi verdi, a  “sensibilizzare la cittadinanza sulle problematiche inerenti l’inquinamento, contribuendo alla diffusione di modelli culturali alternativi”, come è scritto in un documento comunale di Roma.

In questi giorni si rincorrono allarmi e divieti, i sindaci hanno preso la rincorsa e la demagogia ha preso loro la mano. Che si voglia “ovviare all’eventuale disagio” col potenziamento dei mezzi pubblici prova che si tratti di una iniziativa “politica”. I mezzi pubblici sono fra le cose più inquinanti nel nostro Paese, visto che in questi anni di tagli della spesa e ruberie crescenti la manutenzione è stata un po’ trascurata e poi basta andare in giro per le città e confrontare il fumo nero che esce dagli autobus con quello delle auto.

La tutela dell’ambiente è fondamentale per tutti ed è un errore che la maggioranza dei cittadini la abbia lasciata in appalto ai professionisti della ecologia e dell’ambientalismo.

Bisogna fare le cose sul serio, come hanno fatto e fanno in altri Paesi dove la difesa dell’ambiente è un obiettivo condiviso e non appalto di una minoranza.

Così hanno fatto in Inghilterra già oltre mezzo secolo fa, a cominciare da Londra, dove è nato lo smog, parola composta da smoke, fumo , e fog, nebbia, che ha dato il nome al colore di una stoffa, fumo di Londra, e tutto questo quando le automobili non c’erano ancora e poi ancora quando non erano numerose come oggi. Era tutto scuro, non si vedeva a un palmo dal naso, ci sono tanti vecchi film a testimoniarlo.

Hanno lavorato su più fronti, hanno istituito un ministero dell’Ambiente venti anni prima di noi evitando di farne un centro di potere per politici in carriera. Hanno capito che una delle cause era il riscaldamento e così hanno proibito l’uso del carbone nelle stufe e nei camini e l’uso di legna e carbone nei forni.

Un mio vecchio amico, Jeremy Bugler, redattore esperto di  ambiente per lo Observer, scriveva, non oggi ma nel 1972, in “Polluting Britain“, del “grave danno” inflitto all’ambiente dagli scarichi industriali. Jeremy Bugler denunciava fin da allora la collusione fra controllori e controllati, fra ispettori pubblici e industrie. Di scarichi delle automobili non si parlava, eppure ne circolavano molte più che in Italia e di maggior cilindrata.

Oggi andate a Londra e vi meravigliate di non trovare più lo smog di cui avete letto in tanti romanzi.

Stesse restrizioni hanno adottato in città come New York. Gli americani hanno un ministero dell’Ambiente sotto forma di agenzia governativa (EPA, Environmental Protection Agency) rigorosissimo, che agisce a tutto campo e ha anche lavorato sui motori delle automobili imponendo vincoli sempre più severi, una conseguenza dei quali è il recente scandalo dei motori diesel che ha coinvolto la Volkswagen.

Nonostante l’imbroglio dei motori diesel Volkswagen, in Germania l’attenzione all’ambiente è tedesca. In passato ho visitato cartiere che sembravano resort, ho visto mucche pascolare sulle rive del Reno, in una delle zone più industriali del mondo.

In America si strizzano i produttori di auto e si lasciano i cittadini liberi di circolare. In Italia e in Europa  si chiudono gli occhi sulla mancanze dei motori e poi si limita la libertà dei cittadini.