Terremoto L’Aquila, esempio negativo di città (non) ricostruita dopo 3 anni

Pubblicato il 7 Dicembre 2012 - 00:14 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto l’Aquila, macerie dopo il sisma del 6 aprile 2009 (Foto LaPresse)

L’AQUILA – A volte le nostre disfatte possono essere d’esempio per altri… per non fare gli stessi errori. Capita all’Aquila, dove un inviato del New York Times è venuto a studiare la ricostruzione post-sisma dell’Aquila per trovare uno spunto su come ricostruire la Grande Mela dopo Sandy. E cosa ne ha tratto? Un articolo dal titolo “New York non imiti l’Aquila“.

Ciò che ha colpito l’inviato americano è il fatto che, per preservare l’integrità storica, il centro del capoluogo abruzzese è ormai un deserto dei tartari, mentre Berlusconi fece all’epoca costruire le “new town” lontanissime dalla città, del tutto dislocate anche tra di loro, come delle cattedrali nel deserto.

Ecco allora che gli americani, da sempre ingnoranti sulla storia e privi di senso dell’arte e dell’estetica ma di certo forse anche per questo più pratici di noi, hanno risolto il problema: come si fa a ricostruire dopo l‘uragano Sandy? Si ritirano su gli edifici con materiali più resistenti. Ed ecco che ad esempio il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha affermato che la famosa passeggiata di Rockaway, danneggiata pesantemente da Sandy sarà rifatta in cemento e con materiale riciclabile.