Tiziano Terzani, oggi 10 anni dalla morte. Un ricordo su Repubblica e video

Pubblicato il 28 Luglio 2014 - 14:10 OLTRE 6 MESI FA
Tiziano Terzani, oggi 10 anni dalla morte. Un ricordo su Repubblica e video

Tiziano Terzani, oggi 10 anni dalla morte. Un ricordo su Repubblica e video

ROMA – Giusto dieci anni anni, il 28 luglio 2004, moriva Tiziano Terzani, molto più che un giornalista e scrittore di viaggi: nella casa di Orsigna, dove tornò per l’ultima tappa da condividere con la moglie e i figli, è custodito la memoria di un autore che con i propri lettori riuscì a stabilire un rapporto di totale identificazione. Gli veniva riconosciuta, mentre scoprivamo un’Asia mai raccontata con tale identificazione, un’anima. Raimondo Bultrini su Repubblica gli dedica un prezioso ricordo.

Sua moglie Angela e i figli, un paesino toscano dov’è tornato a morire, l’Asia che lo ha accolto. Per Tiziano Terzani sono stati questi gli amori e le bussole di un’esistenza durante la quale la sua idea di destino si è formata raccontando se stesso e il mondo che lo circondava, quasi mai viceversa.

E’ forse questo che a dieci anni dalla sua morte colpisce sempre più fortemente, rileggendo la sua vasta produzione di articoli e libri, uno più interessante e intenso dell’altro. Il suo scrivere in prima persona, il rito dei diari quotidiani appena pubblicati in collezione, la riflessione sui dettagli di una vita spesa in viaggio “fuori e dentro”, sono stati una delle chiavi del suo successo e della svolta finale: cancellare il proprio nome dall’associazione con il ‘circo Barnum’ mediatico che celebra artificialmente le persone ‘arrivate’.

Terzani il successo l’ha sudato, conquistato di trincea in trincea, di viaggio in viaggio, di delusione in delusione. Ma dai tempi della malattia si faceva chiamare Anam, il senzanome, perché personalmente non ne aveva più bisogno. Aveva reso il suo cognome un brand, non commerciale, ma di quella nicchia sugli scaffali dove trovi le cose buone, nel suo caso l’opera di un giornalista d’origine controllata, dal cui stile e profondità potevano attingere parecchie generazioni di cronisti e scrittori a venire.

Terzani ha sempre fatto sapere il più possibile di sé, una volta saltato oltre il fronte della scrittura in terza persona, la sottile trincea dove al cronista è permesso solo di registrare gli eventi con l’occhio vigile ma invisibile. Lui era un uomo immerso nel mondo e nel presente col naso verso il vento e le dita sulla tastiera della “Lettera 32”, prima che sul moderno laptop dove puoi cancellare e incollare a piacimento. Era il segugio che ti lascia fiutare la sua stessa pista anche se sapevi bene che doveva concludersi a un certo punto, perché le pagine di giornale sulle quali ha scritto per tanti anni non avevano bordi infiniti, ma limiti tipografici. (Raimondo Bultrini, La Repubblica)