“Assolo” di Laura Morante, critica: “Troppe cose, il caos”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Gennaio 2016 - 13:45 OLTRE 6 MESI FA
"Assolo" di Laura Morante, critica: "Troppe cose, il caos"

“Assolo” di Laura Morante, critica: “Troppe cose, il caos”

ROMA – “Quante idee ci vogliono per fare un film? Ovvio: tutte quelle che servono e non una di più”. La domanda e la risposta sono poste da Fabio Ferzetti per Il Messaggero che ha recensito “Assolo”, il nuovo film di Laura Morante. Ferzetti scrive che “malgrado titolo e tema, nella seconda regia di Laura Morante di idee invece ce ne sono forse troppe. E per idee non intendiamo solo spunti narrativi, ma anche punti di vista e stili di racconto”.

Il film della Morante parla di Flavia (Laura Morante), una donna fragile e insicura. Ha due matrimoni alle spalle, due figli, un cane in prestito ed è sempre alla disperata ricerca del consenso e dell’affetto delle persone che la circondano. Incapace di separarsi emotivamente dai suoi ex mariti Gerardo (Francesco Pannofino) e Willy (Gigio Alberti), Flavia intesse rapporti amichevoli anche con le loro nuove compagne, Giusi (Emanuela Grimalda) e Ilaria (Carolina Crescentini). In questa famiglia allargata Flavia è però sempre sola, incapace di raggiungere qualsiasi obiettivo per lei davvero importante. Che sia la patente di guida o un corso di tango, nulla sembra andare per il verso giusto. Tra incidenti di percorso e sorprendenti scoperte, Flavia imparerà che nessuna donna è perfetta e che l’autostima e la libertà tanto inseguite erano proprio li, a portata di mano.

Tanti temi, tanti personaggi, ritmi frenetici. E infatti Ferzetti lo nota subito e scrive:

Naturalmente in un cinema asfittico come il nostro, un’attrice che alla seconda regia alza il tiro e allarga gli orizzonti fa simpatia a priori. Tanto più che questo eclettico Assolo, scritto con l’ex-compagno Daniele Costantini e messo in opera in un allegro clima di autobiografismo allargato (l’autobiografia è sempre collettiva, ovvero generazionale, perché riguarda i sentimenti più che gli eventi), vanta molti momenti riusciti proprio perché giocano sui contrasti di tono.

Il film procede un po’ a zigzag tra idee nuove, altre meno, e un’esecuzione diseguale che non toglie freschezza ma può confondere. In fondo il centro di tutto è l’insicurezza cronica della protagonista, ma per dipingere un’insicura ci vuole la mano ferrea di Woody Allen, un fisico buffo da comica nata. E musiche meno svogliate di quelle fornite da Nicola Piovani, che anzichè esaltare le diverse anime di questo film insolito e ambizioso rischiano di appiattire togliendo personalità.

Il trailer del film.