Parla Weinstein: “La mia vita? Non è granché” in questo momento…

di redazione Blitz
Pubblicato il 18 Ottobre 2017 - 06:00 OLTRE 6 MESI FA
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Parla Weinstein: “La mia vita? Non è granché” in questo momento…

LOS ANGELES – Travolto dallo scandalo, Harvey Weinsten ha risposto alla telefonata di un giornalista inglese, che poi ha raccontato: “Ho parlato con Harvey Weinstein lo scorso lunedì e chiesto “Com’è la tua vita?”. L’ho chiesto vincendo il premio per la domanda più stupida dell’anno. Ha sospirato ad alta voce, si è fermato per un secondo o due, poi ha ridacchiato:”La mia vita? Piers, non è un granché ora, ad essere onesti”.

Al momento stava ancora lottando per salvare la sua carriera di produttore cinematografico e il matrimonio: l’articolo esplosivo del New York Times aveva reso noto che aveva fatto un accordo e pagato otto donne per evitare una denuncia di molestie sessuali. Weinstein ha chiesto di parlare in via ufficiosa, ha parlato con il giornalista un altro minuto prima di sentire dei mormorii e improvvisamente Weinstein dire: “Devo andare, è una telefonata molto importante, ti richiamo”. Ma non ha richiamato.

Nell’arco di 24 ore, il New York Times e la rivista New Yorker hanno pubblicato una serie di nuove e orribili rivelazioni, con altre accuse contro Weinstein di numerose donne famose e non, per stupro, aggressioni sessuali e molestie. La carriera di Harvey Weinstein è andata, il suo matrimonio è andato, e la sua reputazione come uno dei più grandi e più riusciti brokers di potere della storia di Hollywood è ugualmente bruciata, osserva Morgan.

Licenziato dalla sua società, scaricato dalla moglie Georgina, Weinstein è scappato in qualche paese europeo, per curare in una clinica la dipendenza dal sesso. È una sconvolgente caduta in disgrazia per i crudeli standard di Hollywood.

Lo scandalo che ha travolto Harvey Weinstein ha acceso la polemica in America e in Europa. La domanda che viene spontanea è: Il nuovo mostro e la morale sovvertita: lui era un porco, loro sono vittime. Quelle che hanno detto di no sono sceme?

In Inghilterra è sceso in campo l’anti moralista Piers Morgan, mentre in Italia, le “rivelazioni” a scoppio ritardato di Asia Argento hanno provocato contro rivelazioni, amarezza e delusione da parte dei suoi fan e  anche una difesa un po’ d’ufficio da parte del padre, il regista horror Dario Argento.

Piers Morgan, che è stato direttore di due importanti giornali inglesi e ha condotto popolari programmi tv, ha duramente criticato la doppia morale e l’ipocrisia dominante di Hollywood. Notare che non risulta in alcun modo imparentato o collegato con Morgan, ex marito di Asia Argento.

Secondo il Morgan britannico, espellendo Harvey Weinsten dall’Academy of Motion Pictures, Arts and Sciences, Hollywood ha finalmente mostrato il suo volto moralista. E’ la prima persona a essere cacciata per “comportamenti sessualmente predatori”. Il che potrebbe suonare come strano, se non violento, vergognosamente ridicolo. 

Roman Polanski ha drogato e violentato una ragazzina di 13 anni, ammesso di aver fatto sesso con una minore e poi, prima che venisse condannato, è scappato dagli Usa. E’ ancora un membro dell’Academy.

Woody Allen è fuggito con Soon-Yi, la figlia adottiva della moglie Mia Farrow, che poi ha sposato. E’ stato ripetutamente accusato di aver abusato sessualmente della figlia adottiva Dylan quando aveva appena sette anni. E’ ancora un membro dell’Academy.

Bill Cosby è stato accusato di aver violentato o abusato sessualmente 59 donne. E’ ancora un membro dell’Academy.

Mel Gibson picchiò la fidanzata e le disse: “Sembri una scrofa in calore e se sarai stuprata da un gruppo di ne*ri sarà colpa tua”. In un’altra occasione, ha detto: “Fottuti ebrei, sono responsabili di tutte le guerre nel mondo”. E’ ancora un membro dell’Academy.

Prosegue Piers Morgan: “La dilagante e nauseabonda ipocrisia che circonda lo scandalo di Weinstein mi dà il voltastomaco”. E’ incarnata dall’attrice britannica Kate Winslet, che improvvisamente è molto, molto interessata a far sapere quanto ha saputo resistere a Weinstein”.

Kate Winslet, 42 anni, ha detto a LA Times che deliberatamente rifiutò di ringraziarlo quando nel 2009 vinse un Oscar da protagonista per il film The Reader. “Ricordo che fu mi chiesto: “Se vinci, ringrazia Harvey”, ha raccontato la star , “e di essermi girata dicendo: “No, non lo farò. Non lo farò” e non c’entrava niente la gratitudine. Se le persone sono maleducate perché ringraziarle?”.

La Winslet ha aggiunto:”Il fatto che non dovrò mai più occuparmi di Harvey Weinstein finché vivrò è una delle cose migliori che mi sia accaduta e sono sicura che sia una sensazione universale. Non rimango scioccata per quello che si dovrebbe fare o no. E’ un comportamento spregevole. Spero che Harvey Weinstein sia punito con la massima pena prevista in un caso come questo”.

Eppure, si chiede Morgan, quanto affermato da Kate Winslet come fa a combaciare con il fatto che non ha avuto alcun problema a lavorare sia per Woody Allen che Roman Polanski?
Il mese scorso, Winslet ha rilasciato un’intervista al New York Times in cui ha spiegato perché ha recentemente accettato di fare il film di Allen, “Wonder Wheel”. “Ecco il catalizzatore,” ha detto, “probabilmente non avrei avuto un’altra possibilità con Woody Allen, quindi ora o mai più. Sapevo inoltre che i miei genitori sarebbero stati incredibilmente orgogliosi di sapere che avrei lavorato con Woody Allen”.

Il Times ha poi chiesto: “Le accuse contro Woody Allen ti hanno fatto riflettere?”. “Naturalmente ci si pensa”, ha risposto “Ma come attrice nel film, devi fare un passo indietro e dire: non so come stanno realmente le cose… ci pensi e poi lo metti da parte. Woody Allen è un regista incredibile” e aggiunto:” Così come Roman Polanski. Ho avuto un’esperienza straordinaria di lavoro con entrambi e questa è la verità”.

Data la portata dell’orribile comportamento, Weinstein non merita una briciola di simpatia. È un produttore cinematografico senza dubbio brillante, i suoi film hanno avuto più di 300 candidature all’Oscar, un uomo molto intelligente e carismatico. Ora è stata messa in mostra un’altra faccia: quella di uno spietato, egotico, bullo, misogino pronto a molestare le donne nello scambio di favori sesso-ruolo cinematografico.

C’è l’audio, quello scioccante in cui terrorizza una giovane attrice nella sua camera d’albergo a New York, una donna che ammette di aver palpeggiato il giorno precedente. Non si può ascoltare senza provare totale disgusto. Ma questo scandalo va ben oltre Harvey Weinstein. Va dritto al cuore della falsità e dell’ipocrisia di Hollywood. Ad esempio la sua grande amica Meryl Streep, la donna che ha chiamato “Dio”, Weinstein in una cerimonia degli Oscar. La Streep, alla fine, dopo quattro giorni di silenzio, ha descritto le rivelazioni come “disgustose” e insistito su un punto: “Una cosa può essere chiarita. Non tutti sapevano. Non sapevo di questi reati. Non sapevo dei risarcimenti ad attrici e colleghe. Non sapevo che avesse avuto incontri nella sua camera d’albergo, nel suo bagno o altri atti inappropriati e coercitivi”. E concluso dicendo: “Il comportamento è deplorevole, ma è un noto abuso di potere. Ogni parola coraggiosa che sarà detta, ascoltata e accreditata dai mezzi d’informazione, alla fine cambierà il gioco”.

Belle parole, ma quanto esattamente vanno d’accordo con quelle di sostegno per Roman Polanski? Nel 2003, Polanski ha vinto l’Oscar come miglior regista per “Il pianista”. Quando Harrison Ford ha annunciato il suo nome, il pubblico composto da tutti i grandi e buoni del mondo cinematografico, è scoppiato in un prolungato applauso e in un’ovazione. A guidare l’applauso è stata Meryl Streep, che si è alzata in piedi per una standing ovation in onore del regista.

Vale la pena di ricordare perché Polanski non ha potuto ritirare il premio personalmente. Nel marzo del 1977, il regista fu arrestato e accusato a Los Angeles di cinque reati contro Samantha Gailey, una ragazzina di 13 anni: stupro con l’uso di droghe, perversione, sodomia, atti osceni e libidinosi su un minore inferiore ai 14 anni e fatto assumere sostanze stupefacenti a un minore. Polanski, allora 43enne, fece un accordo con i procuratori in cui si dichiarava colpevole di rapporto sessuale con una minorenne. Pensava di farla franca ma poi circolarono voci che avrebbe dovuto rimanere anni in prigione e scappò in Francia, prima di essere condannato. Non è mai tornato negli Usa e ha evitato di visitare Paesi che potrebbero estradarlo.

È importante raccontare esattamente quello che Polanski ha fatto a quella ragazzina di 13 anni: l’ha fatta ubriacare con lo champagne, scattato delle foto in topless, poi le ha chiesto di sdraiarsi sul letto. “È un po ‘spaventoso”, ha detto Samantha decenni dopo. “Mi sono resa conto che aveva altre intenzioni e sapevo di trovarmi dove non avrei dovuto. Non sapevo come allontanarmi. Ho detto: “No, no. Non voglio andare lì. No, non voglio farlo. No!” Non sapevo cosa altro poter fare. Eravamo soli e non sapevo cosa sarebbe successo se avessi fatto una scenata. Ero spaventata e dopo qualche resistenza, ho capito che poi sarei potuta tornare a casa”.

Samantha ha testimoniato che Polanski le ha dato del quaalude e, nonostante le sue proteste, ha praticato sesso orale, vaginale e anale, ogni volta diceva “no” e chiedeva di smettere. Ora, si potrebbe pensare che la Hollywood moralista si sarebbe rivoltata contro questo stupratore fuggiasco. Questa è la stessa Hollywood, in fondo, che si è scatenata contro Donald Trump quando è emerso un nastro in cui lui affermava che il suo status gli ha permesso di afferrare le donne per la f**a.

Meryl Streep era quasi sconvolta e offesa dal comportamento di Trump, come ora dice ugualmente del suo grande amico Weinstein. Il video, pagato da un gruppo indipendente di Hillary Clinton, “Humanity for Hillary”, ha iniziato con potenti testimonianze di donne e adolescenti che avevano sperimentato palpeggiamenti e molestie sessuali. Si concludeva con una serie di donne famose, tra cui Whoopi Goldberg, Maggie Gyllenhall e Amy Schumer, che davano la loro risposta.”Non va affatto bene”, disse Meryl Streep, scuotendo la testa.

E’ stata una forte dichiarazione pubblica, la più riuscita della star di Hollywood per cui la molestia sessuale da parte di uomini ricchi e potenti è inaccettabile. Al Golden Globe nel gennaio 2017, la Streep ha detto di Trump: “Questo istinto di umiliare, quando arriva da un personaggio pubblico si insinua nella vita di tutti, dà il permesso ad altre persone di fare la stessa cosa. La mancanza di rispetto spinge alla mancanza di rispetto. Quando i potenti usano la loro posizione per umiliare gli altri, perdiamo tutti”.Un mese dopo, ha attaccato nuovamente il presidente: “Il male prospera quando gli uomini buoni non fanno niente… è proprio vero”.

Ma in questo modo ci si pone la domanda: perché, allora, la standing ovation a Roman Polanski, quando hai saputo ogni singolo, sordido dettaglio su come aveva violentato una ragazzina? Perché, quando lo chiesero a una conferenza stampa, ha detto: “Roman Polanski? Mi dispiace molto che sia in prigione”.

Perché non hai mai fatto pubblicamente una critica su un uomo che ha usato la sua potente posizione per molestare e abusare sessualmente di una ragazzina? Nonostante tre altre donne affermino di essere state aggredite: l’attrice britannica Charlotte Lewis ha dichiarato che Polanski l’ha costretta a fare sesso nel 1983 dopo il suo 16° compleanno. Un’altra donna, identificata soltanto come Robin, ha affermato di essere stata una “vittima sessuale” di Polaski nel 1973 quando aveva 16 anni. E, di recente, una donna tedesca ha sostenuto che il regista l’ha violentata nel 1972, quando aveva 15 anni.

La verità è che Harvey Weinstein è riuscito a sfuggire a ciò che ha fatto per lungo tempo, perché a Hollywood, guidata da una doppiogiochista come Meryl Streep, non frega nulla degli uomini potenti che molestano le donne giovani. Ecco perché applaudono Polanski e ancora finanziano e recitano nei suoi film. Ecco perché Woody Allen è celebrato come un amato genio nonostante sia scappato con la figlia adottiva. Ed è sempre per questo che a Casey Affleck quest’anno è stato assegnato l’Oscar come miglior attore nonostante le molestie sessuali a due colleghe di lavoro, il direttore di fotografia Magdalena Gorka e il produttore Amanda White, che lo hanno accusato di vantarsi dei suoi exploit sessuali, facendo avances e palpeggiando la White, infilandosi non invitato nel letto della Gorka e dando istruzioni a un membro dello staff di mostrare il suo p**e.

Harvey Weinstein ha assistito a tutto questo in prima persona e senza dubbio ha considerato che nessuno in città e nel cinema si preoccupava veramente delle molestie sessuali o degli abusi.