Oscar 2017: “Moonlight”, crescere nero e gay nella periferia del sogno americano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Febbraio 2017 - 09:11 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Oscar 2017: “Moonlight”, crescere nero e gay nella periferia del sogno americano. Quanto è difficile essere neri, poveri e vivere ai margini, come capita al protagonista di Moonlight di Barry Jenkins, film che ha vinto ”avventurosamente” (dopo l’annuncio errato che a vincere fosse La La Land, ndr) stasera a Los Angeles l’Oscar come miglior film.

Opera dura, poetica, sul disagio di crescere in un luogo, come la periferia di Miami, dove i modelli in cui identificarsi sono tutti negativi: spacciatori di droga, escort e machi disadattati. Ma nel film, in sala con la Lucky Red, che ha ottenuto altre due statuette (miglior sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista a Mahershala Ali) e ha aperto l’11/ma edizione della Festa di Roma, anche l’amicizia e l’amore, nelle sue diverse forme, anche quella omosessuale.

Moonlight racconta, in tre capitoli, la vita dall’infanzia all’età adulta di Trevante Rhodes detto Chiron, silenzioso ragazzo di colore, interpretato, nelle diverse età, da Ashton Sanders, Alex R. Hibbert e Trevante Rhodes. Un ragazzo che ha una madre, Paula (Naomie Harris), drogata e prostituta a tempo pieno. Un ragazzo, Chiron, troppo sensibile, oggetto di mobbing tra i compagni che lo vedono come una femminuccia.

Ora, in questo luogo di periferia, Chiron, non si sa perché, suscita la simpatia di Juan (Mahershala Ali) uno dei tanti pusher della zona che inizia a crescerlo a modo suo. Così il ragazzo si trova a dividere il suo tempo con la madre quasi assente e la presenza sincopata di Juan e la sua compagna Teresa (Janelle Mone).

Moonlight, diretto e co-sceneggiato da Barry Jenkins al suo secondo lungometraggio dopo Medicine for Melancholy (dramma romantico nominato per tre Indipendent Spirit Awards) è, tra l’altro, la prima produzione interamente finanziata da A24.

”Nel film – ha detto il regista – c’è la difficoltà di Chiron di elaborare le diverse esperienze d’amore. Mi sono avvicinato ai temi della sessualità nel film facendomi sostenere e attraverso il prisma dell’empatia. Non conosco direttamente che cosa significhi essere un gay nero in America, una cosa invece che conosce bene Tarell Alvin McCraney (autore dell’opera teatrale In Moonlight Black Boys Look Blue da cui è tratto il film). In una prospettiva ideale, quando le persone vedono questo film e passano così un po’ di tempo con questi personaggi hanno la possibilità di diventare empatici con loro. Un modo per capire meglio, in tutte le sfumature, cosa significa sia essere neri in America, sia neri e poveri in America e sia essere gay in America. Una delle cose più belle di questo film è che ti fa entrare nei personaggi, ti fa vedere le cose con i loro occhi”.