Un prophète: a lezioni di carcere con Audiard

Pubblicato il 29 Marzo 2010 - 22:42 OLTRE 6 MESI FA

Un prison movie lontano anni luce dai format hollywoodiani, straordinario per la sua immediatezza narrativa e l’estremo realismo. Un prophète di Jacques Audiard ( già regista di Sulle mie labbra e Tutti i battiti del mio cuore) rappresenta a tutti gli effetti un autentico capolavoro del genere carcerario – non a caso gran premio della giuria a Cannes e vincitore di 9 Cesàr in Francia – capace di fotografare le lacerazioni sociali di un paese attraverso il dramma di un emarginato.

Il film descrive minuziosamente l’educazione criminale di un 19enne magrebino, Malik – interpretato dal quasi esordiente Tahar Rahim -, condannato a sei anni di galera per rapina. Solo e analfabeta, il protagonista non sembra avere alcuna speranza di sopravvivere nel carcere multietnico nel quale si trova rinchiuso. Ma l’incontro con l’iracondo boss dei corsi César Luciani – interpretato dall’ottimo Niels Arestrup – cambierà la sua vita. Oltre a leggere e scrivere, Malik impara giorno dopo giorno l’arte del crimine. Mente, dissimula, spaccia e uccide rispettando servilmente le regole del suo clan.

Da perfetto outsider – un traditore per i “fratelli arabi” e solo uno sporco arabo per i còrsi – Malik si trasforma in un killer poliglotta grazie alla sua sorprendente capacità di adattamento. E nei permessi concessi per buona condotta si rende autore di crimini efferati imparando a soffocare sensi di colpa e crisi di coscienza. Malik non rappresenta infatti il prototipo dell’eroe negativo ma semplicemente l’ingranaggio di un meccanismo più grande di lui. E la sapiente regia di Audiard lo sottolinea continuamente, evitando banali analisi sociologiche o prevedibili escamotage narrativi.

Il regista preferisce infatti analizzare le spietate dinamiche che regolano l’inferno carcerario (violenza, razzismo, potere), fondendo reale e irreale (misteriose visioni, fantasmi) con estrema naturalezza. Nulla nei 150 minuti di Un prophète appare artefatto o scontato. Crudo, imprevedibile, visionario: senza alcun dubbio il miglior film europeo dell’anno.