Albert Speer, architetto amico Hitler divenne ricco grazie alle memorie scritte in cella

di redazione Blitz
Pubblicato il 4 Marzo 2017 - 06:45 OLTRE 6 MESI FA
Albert Speer, l'architetto amico Hitler che si costruì una fortuna con le memorie scritte in cella

Speer con Hitler

BERLINO – Albert Speer, architetto personale di Hitler e ministro nel periodo nazista, era ossessionato dai numeri: durante la sua permanenza nella prigione Spandau a Berlino ovest, calcolò di aver percorso 31.816 km.  Le sue affermazioni, talvolta, erano discutibili: raccontò di aver letto 5.000 libri nel corso della prigionia, nonostante ogni giorno dedicasse sei ore al giardinaggio e due alle passeggiate.

Le sue bugie, però, gli salvarono la vita nel processo di Norimberga ai criminali di guerra nazisti dove riuscì a mentire al popolo tedesco e addirittura ad Hitler. Come dimostra la biografia scritta da Martin Kitchen, “Speer mentì soprattutto a se stesso”, di cui il Daily Mail riporta un ampio stralcio.

Nato nel 1905, Speer seguì le orme del padre che era un architetto affermato; nel 1933 gli venne affidato l’incarico per la ristrutturazione della Cancelleria di Berlino, grazie al quale fu immediatamente notato da Adolf Hitler che apprezzò le sue doti, come la precisione e l’educazione. In pochissimo tempo, Speer e Hitler si ritrovarono quotidianamente a pranzare insieme in quelli che erano incontri riservatissimi dove il Fuhrer ammetteva soltanto pochi eletti; fu così che fra i due nacque un’amicizia, forse la più stretta che Hitler ebbe nel corso della sua vita. Speer era spietatamente ambizioso e narcisistico e non aveva amici stretti, proprio come Hitler, e scelse addirittura di restare lontano dalla moglie e dai suoi sei figli.

Nel gennaio del 1938 Hitler lo nominò ispettore generale per l’edilizia, con il compito di ricostruire la città. Nonostante mancasse di creatività ed originalità aveva comunque una grande risorsa: indovinò lo stile prediletto dal Fuhrer. Una combinazione kitsch fra l’ornato viennese del XIX sec e lo stile moderno “nave da crociera” visto nei film hollywoodiani dell’epoca. Ma ciò che l’architetto indovinò maggiormente era la fissazione per gli edifici enormi.

Un esempio lampante è la nuova cancelleria che Speer costruì per Hitler: incredibilmente grande, così vasta da costringere i visitatori a una lunga passeggiata e ad attraversare numerose stanze per raggiungere il Fuhrer, che aveva il proprio ufficio in una sala lunga 146 metri.

Hitler insistette per avere un pavimento in pietra lucidato a specchio, la cui scivolosità terrorizzava chiunque dovesse attraversarlo e decise che non sarebbe mai stato fotografato nel suo ufficio proprio a causa dell’ampiezza che lo avrebbe fatto sembrare affetto da nanismo.

Purtroppo, Speer è ricordato anche per i suoi progetti sui campi di concentramento, dove 10.000 lavoratori schiavi vennero trattati in condizioni a dir poco disumane. Quando gli venne ricordato, l’architetto rispose: “I giudei sono abituati a fare mattoni, basti pensare all’antico Egitto”. Quando le abitazioni dovettero essere demolite per fare spazio ai suoi progetti, Speer sequestrò 23.000 appartamenti alle famiglie ebraiche, il che significò il trasferimento di 75.000 persone o, per usare il termine di allora, il “reinserimento” nei campi di sterminio.

Nel 1942, a tre anni dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale, Hitler riconobbe  ”il suo talento come brillante organizzatore e la  sua fedeltà assoluta al Fuhrer” e decise di nominarlo ministro degli armamenti. Inizialmente, l’architetto produsse quello che venne definito da  lui stesso “un miracolo”. La produzione era alle stelle mentre ridava forma al sistema, ma il compito divenne sempre più difficile: Hitler era pretenzioso sui dettagli, come le decorazioni su un serbatoio o il design di un aereo, e cambiava  idea molto frequentemente. Andava alimentato con incoraggianti statistiche di produzione, l’unico modo per farlo era sfornare un gran numero di modelli obsoleti su linee di produzione già esistenti come il caccia Messerschmitt Me109, piuttosto che costruire fabbriche per la produzione di nuovi aerei a reazione che, col senno di poi,  avrebbero potuto fare la differenza nella guerra.

Mentre i russi avanzavano e i bombardamenti degli alleati si intensificavano, Speer perse fabbriche vitali, materie prime e forniture di petrolio. Nel 1944, quando la guerra era ormai persa, lottava invano nel tentativo di portare avanti la produzione. Così Hitler decise di riporre la propria fede in alcune “armi miracolose”, principalmente bombe volanti V1 e  razzi V2, e di spostare le fabbriche nel sottosuolo così da proteggerle dai bombardamenti nemici. Gli schiavi furono costretti a lavorare e vivere in condizioni disumane: vennero portati in  tunnel senza latrine, circondati dalle proprie feci e sporcizia, con i vestiti infestati dai pidocchi. Nonostante i turni di lavoro da 72 ore a settimana e una dieta giornaliera di 1.100 calorie, elementi che portarono al decesso di 160 persone al giorno, Speer scrisse al direttore dei lavori per congratularsi, senza nemmeno badare alle terribili condizioni dei lavoratori. Alcuni membri del suo staff, invece, furono costretti ad abbandonare i vari cantieri dopo aver visto con i propri occhi l’inferno vivente dei tunnel, e decisero di mettersi in malattia per non assistere nuovamente alle umiliazioni inflitte giornalmente agli schiavi.

Quando Hitler emise il famigerato “Decreto Nero”, ordinando la distruzione di tutte le infrastrutture e le fabbriche in Germania, Speer lanciò un contrordine e cominciò a viaggiare in lungo e in largo per il Paese e ordinò di preservare alcune cose per la costruzione post bellica della Germania, pensando, ingenuamente, che Hitler gli avrebbe affidato qualche incarico.

La fortuna, però, decise di voltargli le spalle e presto si ritrovò sotto processo a Norimberga, dove riuscì a montare una brillante difesa;  è proprio qui che le sue bugie e la sua astuzia gli salvarono la vita: Speer si dichiarò pienamente responsabile delle sue azioni, ma sostenne la propria ignoranza circa lo sterminio degli ebrei. La sua calma e la sua educazione, infatti, erano in contrasto con i deliri e i fanatismi degli altri leader nazisti e i giudici rimasero molto impressionati, tanto da risparmiargli l’impiccagione e punirlo con 20 anni di prigione.

Nonostante non fosse abituato a stare troppo tempo da solo, Speer non era poi così infelice in prigione, dove ritrovò alcune conoscenze che contrabbandavano nel lusso: sempre sicuro di se stesso e dei suoi diritti, si lamentava se lo champagne era caldo o se il caviale non fosse della sua marca preferita.

Dopo il rilascio, nel 1966, l’architetto scrisse le proprie memorie, che gli fecero guadagnare una vera e propria fortuna; il libro fu presto un best-seller grazie all’ambizione dei lettori nell’ottenere dettagli sulla vita privata di Hitler.

Nacque così il ritratto di una persona completamente diversa, del “Good Nazi”, il nazista buono, che in qualche modo assolse un’intera generazione di tedeschi colpevoli di crimini di guerra nazista; come avrebbe potuto, nonostante facesse parte della cerchia più ristretta di Hitler, sapere dell’esistenza dell’Olocausto, dal momento che era una persona “comune”, come tutti gli altri?

Speer non ingannò solo il popolo tedesco: non ammettendo le proprie colpe in quello che fu uno dei più grandi stermini nella storia dell’umanità, mentì anche a se stesso. Dopo la sua morte, nel 1981, le prove della sua brutalità non fecero che aumentare: espulse gli ebrei da Berlino, schiavizzò i lavoratori, presenziò in un discorso tenuto dal capo delle SS, Heinrich Himmler, che disse che era necessario sterminarenon solo  gli ebrei, ma  tutti  i loro figli per prevenire una futura vendetta.

Nella biografia di questo malvagio e bugiardo  architetto, Kitchen  ha raccontato in maniera affascinante ed esaustiva  il degrado morale e caotico del regime nazista, che ha corrotto un’intera nazione.