Attentati Parigi, Veronesi: “Con l’Isis bisogna trattare”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Novembre 2015 - 08:30 OLTRE 6 MESI FA
Attentati Parigi, Veronesi: "Con l'Isis bisogna trattare"

Veronesi (LaPresse)

ROMA – ”Occorre da parte nostra uno sforzo pacificatore, e siamo proprio noi come Occidente a doverlo fare. Sono contrario all’idea di fare guerra all’Isis, perché violenza chiama violenza. Più loro tagliano teste, più noi bombardiamo: qualcuno deve fermare questa catena di azione e reazione e deve farlo con il dialogo e la tolleranza religiosa. L’Is va ascoltato”. È la posizione dell’oncologo Umberto Veronesi, che dopo l’attacco a Parigi illustra il suo pensiero all’Adnkronos. Invocando uno sforzo pacificatore ”da chi si ritiene civile, contro l’irrazionalità”.

Nei giorni della Conferenza mondiale di Science for Peace a Milano, Umberto Veronesi chiede di fermarsi a riflettere, e ricostruisce le motivazioni dell’Isis. ”Sono un gruppo di sunniti che si sentono emarginati in Iraq e hanno creato un movimento molto estremista, di fatto perché vogliono una patria e chiedono all’Iraq di cedere una piccola area, non più grande della Lombardia, per creare lo stato islamico”.

In pratica si tratta di un gruppo diviso da confini artificiali da tantissimi anni. Per Veronesi ”l’Isis va ascoltato, le sue ragioni vanno comprese, perché come altre minoranze in Europa e nel mondo chiede una ‘patria’. Questo non significa – sottolinea – che la violenza come quella di Parigi possa in qualche modo essere legittimata, ma piuttosto che la pace non può che passare attraverso il dialogo e la tolleranza”.

L’oncologo è convinto che il momento sia delicatissimo. E che non ci si debba far travolgere dall’emozione. ”La reazione immediata di coloro che chiedono una vendetta è più che comprensibile in questo momento – riflette – ma si tratta di una reazione emotiva, che dovrebbe essere superata a favore di dialogo e trattative. Soprattutto – sottolinea – non bisogna fomentare l’anti-islamismo o in generale il conflitto religioso”.

Questo perché le guerre di religione ”sono da sempre origine di conflitti molto violenti e difficilmente ‘disinnescabili’. L’Islam – evidenzia – è una religione pacifica nella sua essenza. Più si attacca, più si subiranno attacchi. ”Siamo noi – conclude – a dover fare uno sforzo, anche se è difficile”, per uscire da questa spirale. ”Perché altrimenti ci metteremmo sul loro stesso piano, e non ne usciremmo”.