Attentato Manchester, Salman Abedi: la rete e la famiglia che tutta inneggiava a Isis

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Maggio 2017 - 09:57 OLTRE 6 MESI FA
Attentato Manchester, Salman Abedi: la rete e la famiglia che tutta inneggiava all'Isis

Attentato Manchester, Salman Abedi: la rete e la famiglia che tutta inneggiava all’Isis

ROMA – Attentato Manchester, Salman Abedi: la rete e la famiglia che tutta inneggiava a Isis. Saliman Abedi, l’attentatore di Manchester, non era un lupo solitario. Faceva parte di una famiglia radicalizzata: padre e fratello sono stati arrestati in Libia, un altro fratello a Manchester. Era stabilmente inserito in un network legato a Isis, network pericoloso e pronto a colpire, almeno a giudicare dai numerosi arresti e dal fatto che il Governo britannico ha mantenuto il più alto livello di guardia.

La famiglia. Il kamikaze di Manchester aveva dichiarato fedeltà all’Isis. Lo ha rivelato suo fratello Hisham, arrestato perché stava preparando un attentato a Tripoli, dopo che il primo (Ismail) era stato catturato ieri a Manchester. “Ha confessato di aver aderito all’Isis con suo fratello Salman El Abedi autore dell’attentato di Manchester”, si legge in un comunicato della Rada, la milizia che gestisce la sicurezza a Tripoli, al termine dell’interrogatorio di Hisham. Anche il padre di Salman Abed è stato arrestato a Tripoli. Bloomberg scrive che Ramadan Abedi è stato portato via a bordo di tre veicoli armati assieme ad un’altra persona non identificata. In un’intervista con l’agenzia Usa qualche ora prima, l’uomo aveva riferito di un suo recente incontro a Tripoli con il figlio, aggiungendo che le autorità britanniche non lo avevano ancora contattato.

Anche se il collegamento familiare più evidente degli Abedi sembra con la galassia di Al Qaida. Il solito quadretto di vicini e sedicenti amici che ricordano Salman come “un ragazzo normale”, radicalizzatosi un po’ all’improvviso, in ogni modo non regge. I legami con la moschea di West Didsbury sono accertati, come quelli della madre e d’una sorella. E così i contatti non certo occasionali della parte maschile con ambienti ultrà.

Il network del terrore.  Le indagini lasciano ormai pochi spazi a dubbi. Questa volta nessuno crede al lupo solitario di turno. Salman, figlio di rifugiati libici anti-Gheddafi sbarcati nel Regno Unito negli anni ’90 e nel frattempo tornati in patria, non è stato che una pedina, a quanto pare. L’ordigno che s’era caricato nello zaino con il quale si è fatto poi esplodere era abbastanza sofisticato da escludere che possa aver fatto tutto da solo.

Di qui la convinzione che esista almeno una cellula, che questa sia ancora attiva e disponga come minimo di uno specialista. Una convinzione che ha spinto il governo di Londra, e il comitato di emergenza Cobra riunito due volte in poche ore dalla premier Theresa May, a portare l’allerta nel Paese al livello ‘critico’: il più alto nella scala delle minacce, proclamato solo due volte in passato, l’ultima 10 anni fa.

Scavando nell’album di famiglia si scopre che Salman era già noto non solo agli 007 britannici, ma pure ad americani e francesi, ai quali ultimi risulta avesse viaggiato di recente in Siria, oltre che in Libia. Di rapporti con l’Isis parla d’altronde anche Tripoli, mentre SkyNews rivela frequentazioni passate con un nucleo di adepti del Califfato a Manchester, in particolare con Raphael Hostey, originario del medesimo quartiere e indicato prima d’essere ucciso in Siria come uno dei reclutatori dello ‘Stato islamico’ nel Regno Unito.