Charlie Gard, “agonia prolungata per il Papa e Trump”. Dicono i medici

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Agosto 2017 - 09:42 OLTRE 6 MESI FA
Charlie Gard, "agonia prolungata per il Papa e Trump". Dicono i medici

Charlie Gard, “agonia prolungata per il Papa e Trump”. Dicono i medici

LONDRA – L’agonia del piccolo Charlie Gard è stata “inutilmente prolungata per colpa di Donald Trump e del Papa”. E’ la terribile accusa contenuta in una lettera anonima pubblicata dal Guardian e scritta da uno dei medici del Great Ormond Street Hospital, che aveva in cura il piccolo di 11 mesi morto dopo una straziante battaglia medico-legale.

Nella lettera il medico definisce tutta la vicenda e soprattutto i commenti apparsi in rete una sorta di “soap opera”.  Il personale dell’ospedale – scrive – “ha amato questo bambino”, ma si è anche reso conto che si era arrivati al punto che non si poteva fare altro per aiutare Charlie.

Nell’articolo si sostiene che il bambino ha sofferto molto più di quanto avrebbe dovuto anche a causa degli interventi del Papa, del presidente Donald Trump e del ministro degli Esteri britannico Boris Johnson. Parole dure anche contro i social media e ai commenti apparsi online: “Avete contribuito al dolore della famiglia, avete combattuto una battaglia di cui non sapete nulla, e non è stata di aiuto a nessuno”.

L’anonimo aggiunge che lo staff medico ha continuato a fare tutto quello che poteva fare per Charlie anche se in realtà era chiaro a tutti che “si sarebbe dovuto permettere al piccolo di poter morire, abbracciato dai suoi genitori, in modo pacifico e amato”. Charlie è morto a fine luglio a seguito di una rara malattia genetica. Il suo caso è stato seguito in tutto il mondo, sollevando polemiche a non finire.

“Se n’è andato in 12 minuti”, ha detto la mamma Connie Yates al Daily Mail. Un racconto straziante degli ultimi momenti di vita del piccolo: “Ha aperto gli occhi e ci ha guardato per l’ultima volta. Poi li ha chiusi e se n’è andato. Ci avevano detto che che sarebbe morto in 5 o 6 minuti dopo aver staccato le macchine, ma il suo cuore ha smesso di battere dopo 12 minuti”.

Subito dopo la morte i genitori l’hanno portato a casa. “Una volta arrivati è stato bellissimo sedersi e vederlo, lì, disteso come un bambino qualunque – aggiunge la donna – Non più circondato dai macchinari e nulla che oscurasse il suo bellissimo faccino. Vedere il nostro Charlie, a casa, dormire nella sua culla, proprio dove doveva essere”.

Il bimbo è morto lo scorso 28 luglio dopo essere stato trasferito in un centro assistito per malati terminali su ordine del giudice dell’Alta Corte di Londra. La decisione era stata presa al termine di una lunga battaglia legale fra l’ospedale dove era ricoverato, il Great Ormond Street Hospital, e i genitori. La coppia in un primo momento voleva portarlo negli Stati Uniti per una terapia sperimentale ma dopo che anche questa possibilità era svanita, avevano richiesto di riportarlo a casa, per passare con lui gli ultimi giorni.

Anche in questo caso hanno dovuto fare i conti con lo stop di medici e giudici: l’Alta Corte ha ordinato il trasferimento nell’hospice dove in mancanza della respirazione artificiale, il bimbo è spirato. Un drammatico epilogo per il piccolo di 11 mesi, affetto dalla sindrome mitocondriale degenerativa. Una lunga odissea fra etica e legge, che ha colpito l’opinione pubblica mondiale e che ha fatto scendere in campo il Papa, Donald Trump e tra gli altri anche l’ospedale Bambino Gesù di Roma che si era offerto di accoglierlo.