Charlie Gard: perché si torna dal giudice (decide oggi). Ospedale non ha mai detto: “Giusto prova cura sperimentale”

di Lucio Fero
Pubblicato il 10 Luglio 2017 - 09:20 OLTRE 6 MESI FA
Charlie Gard: perché si torna dal giudice (decide oggi). Ospedale non ha mai detto: "Giusto prova cura sperimentale"

Charlie Gard: perché si torna dal giudice (decide oggi). Ospedale non ha mai detto: “Giusto prova cura sperimentale”

ROMA – Charlie: perché si torna dal giudice. Giudice britannico dell’Alta Corte, sezione minori. Giudice, Nicholas Francis, che decide oggi con ordinanza, quale che sia, prevista per il pomeriggio. Da lui, da questo giudice e da questa Corte che sono gli stessi ad aver sancito la legittimità e il carattere umanitario dello “staccare la spina” rilevando accanimento terapeutico e sofferenza inutile impartita al piccolo Charlie in caso contrario non si torna certo perché l’ospedale britannico ha detto “giusto provare la cura sperimentale”.

Questo è stato scritto e così ha titolato buona parte dell’informazione italiana. Ma non è vero, non è mai stato vero. L’ospedale britannico non ha mai detto una cosa del genere, anzi nel chiedere di nuovo pronunciamento dell’Alta Corte britannica, l’ospedale ha detto il contrario. E questa non è una notizia riservata o da scovare: per sapere che ciò che stava nei titoli era semplicemente falso bastava leggere gli articoli, tutti gli articoli, sotto quei titoli.

L’ospedale britannico non ha detto “giusto provare la cura sperimentale”. Nel tornare a chiedere parere della magistratura britannica l’ospedale ha detto il contrario. Ha detto infatti nell’atto con cui reinterpella la Corte due nette cose.

Prima: i danni cerebrali già subiti da Charlie sono “irreversibili e catastrofici”.

Seconda: l’ospedale resta della stessa idea scientifica e cioè che ogni trattamento noto e ipotizzabile è “ingiustificato, inutile e provoca sofferenza”.

Non bastasse, nella comunicazione standard su Charlie si fa uso scorrettamente del termine “cura”. Anche l’altro ospedale, quello di fatto vaticano del Bambin Gesù di Roma, nel proporre il trasferimento di Charlie nei suoi reparti e nel suggerire, consigliare di provare non parla mai di “cura” ma di “protocollo”.

Non è la stessa cosa, proprio no. Cura si dice di terapia che abbia, qualunque sia il livello di sperimentazione, una qualche incidenza statistica sia pur minima di risoluzione della patologia. Insomma cura è quando qualche volta, anche se di rado, ha funzionato. Protocollo è quando stabilisci le modalità e la tipologia di un esperimento. Il protocollo che si suggerisce di provare per e su Charlie non ha mai funzionato per la semplice ragione che non è mai stato applicato a nessun essere umano e neanche a cavie. La richiesta di tentarlo su Charlie si basa ed è fondata solo su “riscontri da laboratorio” come con tutta onestà scientifica scrivono gli stessi medici che la suggeriscono.

Non bastasse, la comunicazione su Charlie usa molto a sproposito altro termine e concetto: “salvare Charlie”. Sottinteso ma non troppo: salvarlo da chi vuole togliergli la vita. E quindi salvarlo da medici e giudici (anche dalla legge britannica che vieta accanimento terapeutico quando i medici lo riscontrano).

La circostanza che si tratti di un bambino di pochi mesi e che ci siano dei genitori piegati e piagati da un dolore tra i meno tollerabili da parte dell’essere umano ha portato dunque ad un massiccio e rilevante fenomeno culturale di massa. L’accanimento terapeutico che pochi prescriverebbero per se stessi diventa invece per Charlie “la salvezza”.

Si torna dal giudice per una ragione politica (non necessariamente una cattiva parola) e non per una qualsivoglia ragione medico-scientifica (non sempre infallibili e onniscienti come peraltro non pretendono di essere). Si torna dal giudice, l’ospedale rimanda ancora al giudice perché sull’ospedale britannico si esercita ed è stata esercita una mastodontica pressione politica. Pressione politica e ideologica che viene niente meno che da Trump e da Papa Francesco.

Mezzo  mondo occidentale per ragioni politiche ed ideologiche (queste sì con la pretesa di essere valori irrinunciabili e quindi infallibili e onniscienti) preme su quell’ospedale perché affidi Charlie alla cura di “America First” (Trump ha chiesto Charlie alla May, quasi che i britannici lo vogliano morto il bambino e gli americani invece vivo). Alla cura di “America First” o della misericordia divina che potrebbe incarnarsi al Bambin Gesù. All’una o all’altra, comunque non alla medicina e nemmeno alla legge.

Una pressione quasi insostenibile, forse anche senza il quasi. L’ospedale britannico reinterpella la giustizia britannica a cercare protezione e riparo da questa pressione. E nel farlo consegna all’Alta Corte il suo non mutato giudizio scientifico e coscienza medica. Però l’ospedale sa che entrambi non bastano più, quasi non valgono più e dice quindi al giudice: valuta tu se davvero altri, oltre la scienza e la legge, hanno titoli e valori e poteri tali da risultare non solo più forti ma anche più giusti nell’interesse e nella tutela di Charlie.