Si ustiona col ferro da stiro, bambino di 3 anni sviluppa rara infezione, i medici sbagliano diagnosi: amputate gambe e dita delle mani

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Agosto 2016 - 07:59 OLTRE 6 MESI FA
Si ustiona col ferro da stiro, bambino di 3 anni sviluppa rara infezione, i medici sbagliano diagnosi: amputate gambe e dita delle mani. Nella foto il piccolo Rueben Harvey-Smith con le protesi al posto delle gambe e una voglia di vivere che commuove.

Si ustiona col ferro da stiro, bambino di 3 anni sviluppa rara infezione, i medici sbagliano diagnosi: amputate gambe e dita delle mani. Nella foto il piccolo Rueben Harvey-Smith con le protesi al posto delle gambe e una voglia di vivere che commuove.

LONDRA – I medici dicevano che era tonsillite, invece era una pericolosa forma di infezione che alla fine è costata la amputazione delle gambe e di sette dita delle mani a un bambino di 3 anni, Reuben Harvey-Smith, inglese del Suffolk. La sua vicenda commovente è all’origine di una nuova bufera sul sistema sanitario nazionale britannico, il Nhs (National Health Service), cui la madre del bambino ha chiesto 5 milioni di euro di danni. Lo Stato inglese ha di fatto già ammesso la colpa, anticipando 60 mila euro per i difficili e costosi interventi chirurgici e le protesi che hanno messo il piccolo Rueben Harvey-Smith in condizioni di camminare e muoversi quasi come un bambino normale.

Commuove il coraggio e la voglia di vivere del bambino, che si muove e sorride e mostra una determinazione che commuove e suona di esempio per tanti di noi.

Tutto ebbe inizio con un incidente domestico. Rueben giocava in casa col fratello maggiore. La madre, Louise, 41 anni, dirigente del Ministero dell’Interno inglese, aveva appena finito di stirare. Si era allontanata lasciando il ferro da stiro bollente sull’asse in attesa di riporlo.

I due bambini giocavano alla lotta, hanno dato una scossa all’asse, il ferro è caduto, Rueben ci è finito sopra a faccia in giù. All’ospedale gli hanno dato un po’ di morfina per attenuare il dolore e lo hanno medicato e fasciato. Seguì una serie di visite in ospedale, a quello locale, a Ipswich e a Londra, al reparto ustionati dello ospedale di Chelsea. Alla madre dissero di tenere d’occhio se si fossero manifestati sintomi come vomito, macchie rosse sulla pelle, febbre. Potevano essere sintomi di infezione del sangue, che non tardarono a manifestarsi.

Quanto segue ha dell’assurdo e risente anche della burocratica divisione delle competenze territoriali ospedaliere. Dal reparto ustionati di Londra avevano detto alla madre correre subito all’ospedale di Ipswich e di spiegare la situazione. Ma per i medici di Ipswich si trattava di una tonsillite e al bambino hanno prescritto una medicina per i dolori dei bambini. Quando i battiti cardiaci di Rueben arrivarono a 190 al minuto, i medici dissero che era perché aveva paura di loro. Lo hanno rimandato a casa. Sono bastate 24 ore perché la situazione precipitasse.

Quello che i dottori di Ipswich avevano definito e trattato come una semplice tonsillite si è in realtà rivelata una pericolosa forma infettiva che ha colpito gli arti del piccolo: per salvarlo è stato necessario l’intervento chirurgico che lo condannerà a portare le protesi per tutta la vita.

Quello di Ipswich è solo l’ultimo in una serie di episodi di malasanità che periodicamente finiscono sui media del Regno. Secondo il Daily Mail, l’anno scorso si sono verificati nelle corsie 6 mila errori da parte del personale che hanno causato il ferimento di pazienti. A questi casi si devono aggiungere le 10 mila morti classificate come ”evitabili”. Fra i fattori di questo quadro allarmante, c’è la impreparazione del personale, i turni di lavoro massacranti e le scarse risorse messe a disposizione dal Governo conservatore che negli ultimi anni ha ridotto i fondi al Nhs.

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