Datagate, dagli Usa all’Europa: telefoni e mail spiati anche in Gran Bretagna

Pubblicato il 8 Giugno 2013 - 05:06 OLTRE 6 MESI FA
Datagate, dagli Usa all'Europa: telefoni e mail spiati anche in Gran Bretagna

Una scena del film “Le vite degli altri”

LONDRA – Password, e-mail, fotografie e video. Tutto può essere spiato, anche in Europa. Il “datagate” non è più solo uno scandalo a stelle e strisce: anche gli agenti britannici avrebbero spiato i loro cittadini grazie ai dati del programma di sorveglianza americano Prism con cui l’Fbi e la Nsa carpiscono informazioni dalle maggiori aziende di internet. A rivelarlo il Guardian, che insieme al Washington Post ha scoperchiato il vaso di Pandora dello spionaggio telematico che potrebbe avere conseguenze devastanti sui governi di Washington e ora anche di Londra.

Sotto accusa è finita la Gchq, l’agenzia per la sicurezza elettronica britannica, simile all’americana Nsa, che però, in teoria, dovrebbe avere più vincoli dei colleghi Usa, visto che nel Regno Unito, Paese in cui mancano addirittura le carte d’identità, la privacy è sacrosanta. Non sembra sia così, invece, secondo i documenti segreti rivelati dal Guardian. Nel 2012, la Gchq ha elaborato almeno 197 rapporti di intelligence usando i dati del programma americano. Nel mare di internet ha recuperato, da almeno giugno 2010, centinaia di informazioni, prese da caselle di posta elettronica di Google e Yahoo, ma anche dal social network Facebook e da Skype, servizio telefonico via web.

Di solito i dati raccolti in questo modo vengono passati all’MI5 e all’MI6, i servizi segreti di sua maestà. Si tratta, quindi, di materiale che viene usato ad esempio per controllare ogni forma di comunicazione all’interno di gruppi terroristici, come quelli islamici, che ricorrono largamente all’uso delle nuove tecnologie. La collaborazione con la Nsa permette agli 007 di aggirare tutte le autorizzazioni per avere dati sensibili che la legge prevede. In un comunicato inviato al giornale, la Gchq ha dichiarato di aver rispettato le regole e di aver agito in un contesto legale. Ma non appena il Guardian ha chiesto ulteriori chiarimenti si sono difesi dietro la frase ”non commentiamo materia riguardante l’intelligence”.

Questo non frena però le conseguenze politiche di quanto accaduto, che arrivano fino al ministro dell’Interno, Theresa May, e potrebbero colpire anche il premier David Cameron, che proprio oggi ha preso parte, a nord di Londra, alla riunione di Bilderberg, il gruppo criticato per la sua segretezza. Il deputato laburista Keith Vaz, che guida la commissione parlamentare per gli Affari interni, si è detto ”allibito” di fronte allo scandalo che potrebbe riguardare i dati appartenenti a migliaia di britannici. E ha promesso: ”Scriverò al ministro dell’Interno, si deve far luce su quanto accaduto”.