Pesce fresco a rischio: scatta il fermo pesca nel Mar Adriatico

di redazione Blitz
Pubblicato il 16 Agosto 2016 - 12:21 OLTRE 6 MESI FA
Pesce fresco a rischio: scatta il fermo pesca nel Mar Adriatico

Pesce fresco a rischio: scatta il fermo pesca nel Mar Adriatico

TRIESTE  –  Pesce fresco a rischio in questi giorni nei ristoranti e nelle pescherie della costa adriatica. Scatta oggi, martedì 16 agosto, in tutto il madre Adriatico il fermo pesca, che comporta il blocco delle attività della flotta da pesca italiana da Trieste a Bari. A darne notizia è Coldiretti Impresapesca, che mette in guardia da alcuni rischi:

“In un Paese come l’Italia che importa più di due pesci su tre, nei territori interessati dal fermo biologico aumenta il rischio di ritrovarsi nel piatto prodotto straniero o congelato”.

Il provvedimento di fermo si allarga al tratto di costa da Pesaro a Bari per 43 giorni, dopo che era già scattato lo scorso 25 luglio nel tratto da Trieste a Rimini per un periodo analogo. Il blocco delle attività in Adriatico terminerà il 5 settembre nel tratto da Trieste a Rimini e il 26 settembre nel tratto da Pesaro a Bari. Il 17 settembre si fermeranno i pescherecci a partire da Brindisi, Ionio e Tirreno (fino al 16 ottobre), mentre Sardegna e Sicilia decideranno autonomamente, con uno stop di almeno trenta giorni nel rispetto dei periodi previsti dai piani di gestione.

Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è di “verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta).

“Resta il fatto – denuncia Coldiretti Impresapesca – che l‘attuale format del fermo pesca, inaugurato esattamente 30 anni fa, ha ampiamente dimostrato di essere inadeguato, poiché non tiene conto del fatto che solo alcune specie ittiche si riproducono in questo periodo, mentre per la maggior parte delle altre si verifica in date differenti durante il resto dell’anno. Da qui la proposta di differenziare il blocco delle attività a seconda delle specie, mentre le imprese ittiche potrebbero scegliere ciascuna quando fermarsi in un periodo compreso tra il 1 luglio e il 30 ottobre”.