GooGoosha, alias Gulnara Karimova: da stella stravagante a segregata in casa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Aprile 2014 - 22:55 OLTRE 6 MESI FA
GooGoosha, alias Gulnara Karimova: da stella stravagante a segregata in casa

Gulnara Karimova (Foto Lapresse)

TASHKENT (UZBEKISTAN) – Da stella sopra le righe del regime uzbeko a schiava in casa propria. GooGoosha, al secolo Gulnara Karimova, è passata da “lady Gaga” dell’ex repubblica sovietica di cui il padre, Islam Karimov, è presidente padrone, ad una guerra crudele con madre e sorella, tanto da finire segregata in casa dalle sue ex guardie del corpo.

Nicola Lombardozzi sul Venerdì di Repubblica racconta l’epilogo della storia di GooGoosha.

“Qualcuno la ricorderà anche come cantante pop dal look ricercato e dall’erotismo appena accennato”, scrive Lombardozzi, ma adesso Gulnara è

“Segregata in casa insieme alla figlia, tenuta giorno e notte sotto controllo da telecamere piazzate ovunque, malmenata senza motivo da brutali guardiani che un tempo erano alle sue dipendenze, costretta a comunicare con il resto del mondo attraverso qualche riga su twitter o con disperati bigliettini affidati tra mille rischi a qualche domestica di fiducia”.

Eppure nessuno tra le decine di migliaia di uzbeki costretti a fuggire in giro per il mondo da una dittatura spietata si preoccupa per lei. Non le perdonano di essere nientemeno che Gulnara Karimova, figlia maggiore, e fino a pochi anni fa prediletta, di Islam Karimov, presidente padrone del’Uzbekistan accusato di stragi di oppositori da tutte le organizzazioni internazionali.

Il suo grido d’aiuto non serve a riscattare agli occhi delle vittime un passato recente in cui Gulnara, 42 anni, era il volto glamour del regime, corteggiata da case di moda, banche, multinazionali attratte dalla spaventosa disponibilità di denaro della famiglia Karimov”.

Se un tempo sembrava destinata a succedere al padre, adesso Gulnara è a sua volta vittima di violenze e soprusi. Ma nessuno la compatisce.

“Adesso GooGoosha è nel pieno di un dramma shakespeariano. Prigioniera al termine di una crudele guerra di gelosie e di potere con la madre e con la sorella minore che l’aveva sempre sofferta e invidiata. Il Padre si è convinto di non potersi fidare di lei e ne ha ordinato la segregazione. Lei scrive di aver capito: «In questo Paese la Verità non ha diritto di cittadinanza». Cauti, tra mille paure, i suoi concittadini commentano con cinismo: «Troppo tardi».”