Pavel Durov, lo “Zuckerberg russo”, si esilia dopo siluramento da Vkontakte

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Aprile 2014 - 22:24 OLTRE 6 MESI FA
Pavel Durov,  lo "Zuckerberg russo", si esilia dopo siluramento da Vkontakte

Pavel Durov

MOSCA – Pavel Durov, lo “Zuckerberg russo”, fondatore del social network Vkontakte, ha lasciato la Russia e non intende tornarvi. Durov ha deciso di auto-esiliarsi dopo essere stato licenziato dall’azienda da lui stesso fondata e diretta.

“Sono fuori dalla Russia e non ho intenzione di tornarci”, ha scritto al sito americano techcrunch.com, specializzato in informazioni tecnologiche. ”Sfortunatamente il Paese è incompatibile con il business internet al momento”, ha aggiunto, promettendo di voler realizzare all’estero una nuova rete sociale per smartphone.

Nei giorni scorsi aveva rivelato che in dicembre i servizi segreti russi (Fsb) chiesero a Vkontakte di fornire i dati personali degli organizzatori del gruppo Euromaidan, che ha svolto un ruolo rilevante nell’organizzazione della protesta filo occidentale di fine 2013.

Lui aveva risposto di no, spiegando che

”trasmettere i dati personali sugli ucraini alle autorità russe sarebbe stato non solo contrario alla legge, ma anche un tradimento di tutti quei milioni di abitanti dell’Ucraina che ci hanno accordato fiducia”.

Durov aveva già disobbedito nel 2012 ad una richiesta dell’Fsb, che gli aveva chiesto di bloccare i gruppi di opposizione a Vladimir Putin su Vk.

Il giovane artefice del Facebook russo, con oltre 100 milioni di utenti, era da tempo al centro di un conflitto azionario che aveva portato Vk sotto il controllo di due oligarchi vicino al Cremlino, il noto Alisher Usmanov e il meno noto Ilia’ Sherbovich.

Per il Cremlino è cruciale il controllo di internet, unico spazio di massa rimasto in Russia per il dissenso. Tanto che il 22 aprile la Duma ha approvato un ulteriore giro di vite sul web: i blogger con almeno 3.000 utenti al giorno saranno equiparati ai mass media, con tutti i loro obblighi.

E non è un caso se il blogger anti Putin Alexei Navalni, che sta scontando ai domiciliari una pena a 5 anni per l’appropriazione indebita di una partita di legname, abbia il divieto di usare internet, lo strumento usato per le sue denunce anti corruzione.

Comunque la morsa della giustizia per tappargli la bocca si sta stringendo: è stato condannato ad una multa di 300 mila rubli (6000 euro) per aver diffamato un deputato municipale. Il 24 aprile, invece, lo attende l’udienza per il rinvio a giudizio in un altro procedimento per truffa insieme al fratello: in caso di condanna finirà in galera.