Pokemon Go, allarme in Bosnia: attenzione ai campi minati

di Alessio Rossini
Pubblicato il 20 Luglio 2016 - 14:16 OLTRE 6 MESI FA
Pokemon Go, allarme in Bosnia: attenzione ai campi minati

Pokemon Go, l’allarme in Bosnia sulla pagina Facebook della ong “Posavina bez mina”

SARAJEVO – Allarme per i giocatori di Pokemon Go in Bosnia: attenzione ai campi minati quando date la caccia ai mostriciattoli virtuali, ultima mania planetaria che non conosce confini, né limiti. L’organizzazione umanitaria “Posavina bez mina” ha lanciato un allarme sul fatto che alcuni giocatori in Bosnia si sono spinti nelle aree a rischio mine per dare la caccia ai Pokemon.

“Si pregano tutti i cittadini di non farlo e di rispettare i segnali di pericolo mine e di non addentrarsi nelle zone che non conoscono”, è stato l’appello della ong sulla propria pagina Facebook.

A vent’anni dalla fine della guerra (1992-95) il 2,3% del territorio della Bosnia è ancora infestato da mine e ordigni inesplosi: il 15% degli abitanti, oltre mezzo milione di persone, sono direttamente minacciati da mine perché vivono o lavorano nelle immediate vicinanze dei campi minati.

Dopo il bagno di pubblico e la consacrazione mediatica, Pokemon Go è diventato un business. Non solo per i suoi creatori, ai quali il gioco frutta 1,6 milioni di dollari di ricavi al giorno, ma per chiunque trovi il modo di monetizzare la popolarità del videogame.

Ci sono utenti esperti che dietro compenso fanno da guida ai giocatori alle prime armi, o che vendono sul mercato nero il proprio account con cui hanno raggiunto un livello avanzato di gioco; produttori di droni acchiappa-Pokemon e monopattini con cui andare a caccia di mostriciattoli per le vie della città senza faticare troppo.

C’è anche chi si pone come intermediario tra utenti e negozi, pronto a tramutare i giocatori in clienti. Sono le tante facce della “pokeconomy“, che sembra pronta ad esplodere. Pokemon Go è l’applicazione che ha scalato più velocemente la classifica di download sia su iPhone che su smartphone Android.

Una mania documentata dalla stampa internazionale che sta arricchendo sia la società sviluppatrice, la californiana Niantic, sia il creatore dei Pokemon, la giapponese Nintendo, che in una settimana ha visto aumentare del 50% il valore delle proprie azioni. Una startup statunitense, la LureDeals, ha così deciso di sfruttare la popolarità del gioco per portare le frotte di utenti dentro a bar, ristoranti e altri esercizi commerciali. La chiave per farlo è l’Aroma, una funzione del gioco che consente di richiamare i Pokemon in una determinata località per mezz’ora, dando modo ai giocatori di catturarli più facilmente.

I negozi in cerca di clientela comunicano alla società quando vogliono attivare una promozione e cosa vogliono offrire ai giocatori (sconti, coupon, omaggi). Gli utenti iscritti al sito di LureDeals – per ora sono 1.400 in Usa – vengono informati delle offerte nei negozi vicini, ma possono anche vincere una ricompensa in denaro se raggiungono il negozio per primi e attivano un Aroma, attirando Pokemon e, di conseguenza, altri giocatori che sono potenziali clienti.

LureDeals propone un servizio pensato per piccoli esercenti, che però si stanno già muovendo in proprio. Da New York a San Francisco, da Monterey a Palm Beach, sono diverse le attività che tentano di mettere a frutto Pokemon Go. Al momento i negozi che hanno usato l’Aroma a fini commerciali – ognuno costa appena 99 centesimi – hanno riportato un incremento dei ricavi tra il 10 e il 20% nei giorni di utilizzo.